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giovedì 23 luglio 2015

Fermarsi per ripartire

Non ho voglia di scrivere in questo blog, per il momento.
Non ho voglia di raccontare ciò che mi accade o ciò che sento.
Credo che sia, giustamente, conclusasi una fase della mia vita molto impegnativa in cui, con estrema fatica, sono diventata mamma e mi sono laureata.
Senza questo blog non ce l'avrei mai fatta.
Davvero.
Poter scrivere qui le mie fatiche è stato davvero utile perché spesso solo qui mi sentivo completamente libera di raccontarmi e di riflettere. Perchè scrivendo si riflette e so io quante volte dopo avere scritto PUNTO qui sono potuta ripartire FUORI di qui.

Mi è difficile raccontare il conforto che ho ricevuto dalle persone che mi hanno scritto privatamente dopo avermi conosciuta qui sul blog, e quanto sono stati preziosi certi commenti.

Ma ora non ho voglia di scrivere.

Sono come un sacco vuoto in cui ancora non so bene cosa inserire. Dopo essermi concentrata per così tanti anni in questi miei grandi sogni ora continuo a cercarmi e a volte mi trovo, a volte non mi riconosco, a volte mi scopro.
Metto qualcosa nel sacco, e poi magari lo tolgo, oppure ci finisce dentro qualcosa che non pensavo.
Sono tutta nuova insomma, anche se in questa seconda fase della vita, dai quarantanni in su.

Per ora mi sospendo, non ho voglia di scrivere e quindi non lo farò.
Per chi mi vuole bene posso dire che mia figlia sta crescendo benissimo, per me è spettacolare, mi incanto a guardarla e la amo sempre un po' di più, sempre un po' di più, come e quanto non so possa ancora crescere questo amore che è sempre il massimo che io sono capace di provare. Eppure lei sposta tutti i miei limiti.

Per il resto è tutto un corso e ricorso storico, ho sempre qualche magagna fisica e ora si è aggiunta all'endometriosi, all'iper triglicemia, all'ipo tiroidismo, il fatto che sono asmatica. Mi sento sempre così stanca...
Il lavoro è il mio solito cruccio, sempre troppo e sempre troppo faticoso per ciò che sento di poter svolgere.

Ma va tutto bene da quando c'è la mia stellina, e va ancora meglio da quando sono laureata.

Per ora mi fermo qui.

Quando il sacco sarà di nuovo abbastanza pieno da avere qualcosa da raccontare, tornerò.

E grazie a chi c'è sempre stato. GRAZIE.

lunedì 11 maggio 2015

Ridere

La mia casa virtuale si riempita di polvere perché è quasi un mese che non apro le finestre e non me ne curo.

E' accaduto che proprio mentre cercavo di riprendermi dalle fatiche della tesi, al lavoro è emersa una grave criticità e io, che già pativo molto tutta una certa situazione lavorativa per me molto faticosa, mi sono trovata coinvolta in una emergenza.
Non so pensare ad un periodo peggiore perché accadesse perchè, purtroppo, davvero ero molto provata dalle energie spese per la tesi e stavo cercando di trascinarmi in qualche modo fino alle ferie.
Invece no, è emersa una criticità in un settore in cui sono abbastanza competente da esserne coinvolta completamente e pure in una situazione in cui o ci si ingegna per cercare di risolvere o le cose restano ferme e questo non deve accadere.

L'ho presa malissimo per il semplice motivo che stavo chiedendo a me stessa qualcosa che in quel momento non avevo, ho passato notti insonni e sono andata al lavoro per giorni e giorni con le palpitazioni.
In un momento in cui fossi stata più serena e riposata non sarebbe stato un grande problema ma io davvero ero e sono esausta.

Ora sono passate alcune settimane e sebbene non si veda ancora la fine del tunnel io credo che qualcosa si sia seminato e ho l'impressione che il lavoro sia stato in qualche modo impostato anche se non si direbbe.
Insomma, io sento che la gran confusione della solita inutile e controproducente frenesia stia finalmente lasciando spazio ad un minimo di riflessione e di calma.

Io non ci sto più con tutta questa inutile fretta. Io mi oppongo.

Mi oppongo in generale, nel lavoro ma anche nella vita.
Io dico no.

Non voglio più correre, non lo sopporto, non mi appartiene, non sono io.
Voglio avere il tempo per fare le cose.

A casa e nel tempo libero mi sembra, in qualche modo, di andare verso questa calma mentre invece al lavoro no perché coltivare la calma e la riflessione pare quasi controproducente e invece, secondo me, le cose devono essere viste sempre da tante angolazioni e per fare questo ci vuole la calma, ci vuole il tempo per lasciare spazio alle idee e non alle prime reazioni.

Ci vuole calma e io desidero la calma.

Sono stufa di farmi scivolare la vita fra le dita, voglio gustarmela.

In questi giorni, quindi, purtroppo, sono rimasta travolta dagli eventi lavorativi che anche se erano limitati alle ore di lavoro, venivano spesso a casa con me sotto forma di pensieri e riflessioni che avevo bisogno di fare perché, appunto, io ho bisogno di allontarmi dalle cose per vederle in ogni aspetto.

Per il resto, a casa, ho fatto l'orto.
Ormai l'orto di quest'anno è completamente impostato con fagiolini, piselli, zucchine, melanzane, peperoni, basilico, peperoncini, cetrioli, zucche, pomodori, cipolle, prezzemolo, cavoli e cavolfiori.
Ogni sera mi sembra un sogno potere andare nell'orto senza la fretta di dovere rientrare per studiare ma soffermarmi a vedere se sta crescendo la pianta di fagioli o ad abbeverare con calma i cavoli.
Non ho fatto un orto molto grande, è di medie dimensioni ma, secondo me, quest'anno è ben ottimizzato senza dispersioni e, soprattutto, l'ho impostato in modo che mio marito non tagli inavvertitamente le piante quando taglia l'erba perché l'anno scorso ha tranciato a metà la zucca, i cetrioli, i peperoni e alcuni pomodori...
Il problema era che l'anno scorso ha piovuto tantissimo e l'erba ha preso il sopravvento nei bordi dell'orto confondendosi con alcuni ortaggi.

Sto anche continuando a fare le conserve! Ho preparato una buona marmella di fragole con la menta e ora vorrei cercare qualcosa di davvero sfizioso per conservare qualche verdura di stagione come ad esempio fagiolini o piselli.

Non mi stufo di tutto questo. Vorrei continuare a fare l'orto e conserve per giorni e giorni, mi diverto moltissimo.

Vorrei anche restaurare un mobile di cui avrei bisogno per cui sto pensando di andare da un rigattiere e recuperarne uno.
A me piace restaurare mobili.

In questi giorni sono continuamente colpita da quanto stia crescendo mia figlia.
Negli ultimi mesi sono aumentate le sue capacità logiche e lessicali e mi sorprende con temini davvero difficili o ricercati o con ragionamenti sempre molto simpatici.
E' uno spasso.

Ultimamente è sempre più semplice stare con lei perché sta imparando ad essere sempre più autonoma ed essendo aumentate anche le sue capacità di riflessione, se ne esce con pensieri divertentissimi e inaspettati.
Quasi sempre pensa qualcosa di assolutamente impensabile per un adulto, eppure perfetto.
Dopo un secondo che sono con lei inizio a ridere.
Mia figlia è con me da poco più di 2 anni ma non mi sono mai veramente arrabbiata con lei.
Non ci riesco, non mi fa arrabbiare!
Io la capisco sempre, non c'è niente di ciò che fa che mi faccia davvero arrabbiare.

L'altro giorno ero con le mamme di due sue amichette. Una mamma ha detto che vorrebbe avere un altro figlio ma siccome non arriva stava pensando di adottarlo.
Poi ha detto che temeva però di fare poi differenze fra il figlio adottivo e sua figlia biologica.
Nel dire questo ha guardato l'altra mamma che ha fatto un cenno di consenso, visto che lei certamente poteva capire cosa intendesse.

A me è venuto da ridere perché mi interessa davvero poco spiegare l'amore viscerale che provo per mia figlia, ma capisco molto bene il preconcetto.
Anche io potrei dire che un figlio che nasce dopo un'ora d'amore, per caso, non è neanche paragonabile alla mia epopea per raggiungere mia figlia... Ma ciò perché il bene che si vuole ad un figlio non è descrivibile. Prima di diventare mamma io non avrei mai potuto immaginare questo modo di amare così radicale e quindi è assolutamente plausibile che una mamma biologica pensi che il mio amore per mia figlia non sia paragonabile a quello che lei prova per sua figlia biologica... perché è qualcosa di talmente profondo che solo vivendolo lo si capisce. Io prima non lo sapevo, lo immaginavo ma non c'ero arrivata neanche lontanamente vicina, pur non facendo altro che pensare a mio figlio.
In pratica, è plausibile che una mamma non adottiva immagini che io ami mia figlia meno di come lei ama la sua, o che io senta meno affetto o non quel tipo di amore assoluto.
E invece si sbaglia ma io non potrò mai dimostrarglielo.
E non mi interessa neanche di farlo.

In questi giorni, in due occasioni, sono entrata in due negozi e stavano sparlando di persone cinesi. In un caso una signora stava facendo tutto un panegirico in un'edicola dove io e mia figlia stavamo cercando alcune figurine ed eravamo girate di spalle. Nell'altro caso un signore prendeva in giro i cinesi dicendo che non era possibile che usassero loro un certo aggeggio (made in china) perché troppo grande e loro sono minuti.
Anche in questo caso non ci avevano visto.
Poi in entrambi i casi hanno visto mia figlia che, sebbene abbia tratti inequivocabilmente orientali, quando è con me confonde.
E quindi entrambi sono rimasti fra l'imbarazzato e l'interdetto.

E io ho pensato a quando mia figlia sarà adulta e ai preconcetti che l'anticiperanno e la seguiranno.
Io lo sento questo strappo forte che crea l'adozione internazionale. Sento che mia figlia è un pesce fuor d'acqua per il suo aspetto e anche se è italianissima è spesso difficile, per gli estranei, connettere l'istinto di ciò che vedeno con quello che potrebbe essere.
Come la signora della lavanderia che parlando della prima comunione si è inceppata chiedendomi se lei l'avrebbe fatta... a ma forse lei non la fa... a si eh..
insomma, per un attimo si è confusa come se mia figlia fosse vietnamita e non italiana.
Ed è normale, io la capisco.

E intanto un giorno una sua amichetta le ha chiesto dove sono i suoi genitori, e quando mia figlia ha indicato noi lì davanti, la sua amica le ha chiesto: Non loro, gli altri.
e mia figlia non ha risposto e poi alla sera, quando ne abbiamo parlato, lei mi ha detto che non lo sa i nomi di questi altri genitori e che la prossima volta glielo chiederà lei alla sua amica dove sono i suoi genitori e quando la sua amica le risponderà continuerà a chiederglielo.
ma intanto alla notte si è fatta la pipì addosso e non capitava da almeno 10 mesi.

Io lo sento lo strappo dell'adozione internazionale e lo sento nella mia pelle cosa significa essere un'italiana con gli occhi a mandorla.
Mi piacerebbe che la gente vedesse solo quando sono belli i suoi occhi e pensasse solo che i genitori sono coloro che amano e aiutano a crescere, ma non è così e io lo capisco.
A volte si capiscono anche le cose che possono essere dolorose o quanto meno fastidiose.
Non ho una formula per insegnare a mia figlia a non soffrire di queste curiosità, io spero tanto che anche crescendo abbia un carattere positivo, solare e ironico. Per riderci su perché, davvero, una bella risata vale più di molte parole.

domenica 19 aprile 2015

crescere

La mia Dao sta crescendo e ciò mi emoziona moltissimo.

Adesso, quando è al parco giochi, non si avvicina disinibita a qualsiasi bimbo per giocare insieme ma è piuttosto intimidita e aspetta semmai qualche aiuto per approcciarsi con qualche bambino sconosciuto.
A volte, con gli estranei, è un po' timida mentre prima era sempre subito socievole e, se si offende perché è accaduta una qualsiasi sciocchezza con le sue amiche di scuola, impiega un po' di tempo per elaborare ciò che è accaduto e per trovare il coraggio di riinserirsi nel gioco in corso.
Insomma, sta creando dei filtri che non c'erano quando aveva due anni o tre e che denotano che sta crescendo ed aumenta il suo grado di consapevolezza.

Certamente in parte mi dispiace. La mia tata duenne è rimasta così piccola per troppo poco tempo e io avrei voluto assaporare ancora di più ogni istante con lei.
Ora, a quattro anni, è ugualmente un amore e ugualmente mi piace da impazzire ma sento forte questa sensazione del tempo che passa troppo velocemente mentre io resto qui, ancora abituata al suo pannolone che lei neanche ricorda più, al suo biberon che dovrei ritirare prima o poi, e a quei libricini di cartone che abbiamo consumato a forza di leggerli.

E intanto lei cresce e non si ricorda che l'anno scorso siamo andati insieme alle sue amiche alla fiera del paese, non si ricorda di quando aveva fatto gli gnocchi con me e il suo cuginetto o di quella volta che siamo andati al parco avventura...
Sembra che lei rinnovi le sue cellule del ricordo ogni cinque o sei mesi e sempre mi ritrovo una bimba nuova, che amo sempre di più, che sempre di più cresce e sempre di più si allontana da me, un passo, due passi, un metro, dieci, cento...

E mentre sono fiera di vederla sicura lontana da me e desidero quello, dall'altra parte vorrei averla sempre vicina vicina, piccola, da accudire, perché io non mi sono rinnovata in sei mese, io ricordo ogni secondo e sono pronta a rivivere tutto perché sono stati i momenti più belli della mia vita.


Mi dispiace non potere avere un figlio dalla mia pancia. Mi dispiace perché lo farei con comodità senza dovere essere psicoanalizzata e valutata, senza dover andare in giro per mezza italia a parlare con burocrati ed enti, senza dovere prendere un aereo e andare dall'altra parte del mondo dilapidando qualsiasi tipo di risparmio potessimo mai avere accumulato. Avrei un altro figlio con i tempi corretti della vita e, soprattutto, mia figlia avrebbe un fratello e non sarebbe sola quando noi saremo anziani.

Oppure, ancora di più. mi piacerebbe avere un figlio adottivo velocemente, comodamente come si fa con un figlio che nasce dalla pancia. E rivivrei tutte quelle splendide emozioni dell'incontro, del legame forte con un'altra cultura, e questo stupirmi ogni giorno di come sia così diverso da me eppure così uguale.

Ma riuscire ad adottare un figlio è molto faticoso e adesso sono più stanca e, soprattutto, lo è mio marito e anche solo accennare ad un altro figlio è impossibile.

Per me, invece, sarebbe bello. A volte sono assalita dalla paura quando penso a mia figlia da sola, da adulta. Invece un fratello è comunque sempre un pezzo di famiglia che esiste anche con genitori anziani o morti.
E poi sarebbe bello perché potrei togliermi l'ansia della fine di questo periodo dell'infanzia di mia figlia, un periodo per me meraviglioso in cui gioco e leggo e vivo emozioni da bambina e le trovo magnifiche.


In questi giorni sono così, avvolta in questi pensieri, mentre per il resto cerco di fare passare senza straschichi le ore al lavoro che sono per me complesse, quasi dolorose, e mi rendo sempre più conto di cercare di avere tempi completamente diversi da quelli che vengono richiesti perché mi rendo sempre più conto che non è corretto, che la scelta giusta e il lavoro giusto avviene con il tempo, un po' di più di quello che ho a disposizione.
E poi l'orto.
Quest'anno che finalmente ho tempo di farlo mi sembra di impazzire di gioia! Ho già piantato di tutto, anche a costo di dovere risemisare i fagiolini perché non ho atteso a sufficienza, ma starei ore in quella terra a togliere erba, piantare piantine, seminare o raccogliere fiori, erbette, o dondolare la mia piccola alla quale abbiamo regalato un'altalena, sotto ad un melo che sta per fiorire.
L'orto mi piace, come leggere e come l'arte.
E ciò che non potevo prevedere è che non mi smentisco perché tutto questo mi piaceva ugualmente quando avevo 10 anni.
Insistevo con mio papà che mi desse un pezzo di terra in cui coltivare qualche pianta o seminare fiori, amavo capire di quadri e guardarli e leggevo, leggevo, innumerevoli libri che sono fra quelli che ora non toglierei mai dalla mia libreria.
Che spero di svuotare.

Sono sempre al mio desiderio di svuotare la libreria. Ho iniziato a selezionare i primi libri...


E nel frattempo sto leggendo un bellissimo libro: Il ritorno delle gru di Trevanian. Un capolavoro.

lunedì 6 aprile 2015

un vuoto pieno

Vorrei trovare il coraggio di regalare tutti i miei libri. Così da fare spazio.
Sono polverosi e ingombrano e me li trovo sempre in mezzo ai piedi.

Dal giorno dopo la laurea ho letto un libro molto bello: Le mie rivoluzioni di Hari Hunzru. L'ho preso a caso e l'ho letto tutto d'un fiato.
Avevo altri libri nella lista di quelli che, negli anni, ho accumulato da leggere ma ho desiderato andare a prendere un nuovo libro per il gusto di sceglierlo personalmente.
E la sorte mi ha regalato un libro meraviglioso.

Questo libro è stato preso in biblioteca per cui lo restituirò e fra qualche tempo me ne dimenticherò l'autore perché ha un nome troppo difficile, e il titolo, perché io dimentico sempre i titoli.
Mi resteranno il gusto di averlo letto, le riflessioni che mi ha indotto, i momenti in cui mi tornerà alla mente come i racconti di un vecchio amico o come momenti vissuti, o come parte di qualcosa vissuto (che è poi ciò che mi accade più spesso con i libri che ho amato).
E non lo possiederò perché è della biblioteca.

Quindi, a differenza degli altri chili di libri che ho qui in casa, questo che tanto ho amato non sarà presente.

Perché allora tenere tutti questi libri?

Pricipalmente perché ho paura, poi, di rimpiangere questo atto di regalarli. Per chi ama la lettura è facile capire cosa significa allontanarsi per sempre da quel testo, esattamente quello in quella forma, dimensione, carattere, che abbiamo amato.
Ma neanche in una seconda vita potrei rileggerli tutti, e mia figlia chissà in che formato e lingua li leggerà tutti questi libri (se mai ne leggerà alcuni).

Quindi dovrei trovare il coraggio di svuotare per lasciare vuoto che si riempia di altro che non siano tutti questi libri che tanto, ciò che dovevano lasciarmi, l'hanno già depositato nella mia mente.

Insomma, vorrei avere il coraggio di lasciare andare.

Ho inscatolato tutti i miei libri universitari. Sia ben chiaro che non butterò neanche un libro, l'intenzione sarebbe di regalarli o di venderli. I testi universitari sono, per lo più, fotocopiati e quindi non potrei rivenderli e vorrei vedere chi mai li vorrebbe in regalo. Però potrei volerli riconsultare, quelli si, perché sono nozionistici e, per tanto, potrei avere la necessità di rivederli come mi è accaduto molte volte con i testi delle superiori e anche delle medie.

Forse potrei attendere di essere nella nuova casa per verificare che effetto farebbe avere lo spazio per i libri e non utilizzarlo.

La nuova casa. Desidero una nuova casa al sole.

Adesso ho deciso di partire da un altro punto di vista. Smetto di pensare se avrò o meno i soldi per acquistarla ma inizio a cercarla. In queso modo inizio a mettere in moto le energie per un progetto che credo ne richiederà parecchie.

A proposito di energie, sono in ferie. Sono stata a casa dal lavoro da giovedi scorso e lo sarò ancora domani. Cinque giorni di riposo in cui ho soprattutto dormito che è poi quello che sempre mi ha ricaricato. Sento ancora la mente stanchissima e continuo a sorprendermi di non avere davvero più niente a cui pensare che riguardi l'università. Mi sembra incredibile e spesso di mi ritrovo a pensare che DAVVERO dopo una determinata cosa che sto facendo non devo studiare, verificare, preparare...
Davvero adesso c'è una vita impegnata normalmente come una mamma lavoratrice.

Poi c'è tutto un discorso legato al ritrovarmi che è difficile perchè avevo vissuto un'altra me, più giovane, più energica e più libera.
Con calma vedrò che Plotina ne uscirà o troverò.

venerdì 27 marzo 2015

...l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande...

Apparentemente sono uguale a due giorni fa, realmente no.
Peso meno.
Se esistesse un peso che si potesse dare ai pensieri allora io di certo ne avrei tolti qualche quintale infatti ora mi sento leggerissima, come una farfalla, come mia figlia ieri in università che correva negli ampi spazi con il suo vestitino giallo.


Il bello è arrivato dopo, dopo la levataccia, dopo l'attesa, dopo la discussione, dopo la visita alla Mole Antonelliana.
Il bello è arrivato oggi quando sono entrata in biblioteca e come se fosse mia abitudine ho scelto un libro da leggere a casa.
La mia più grande rinuncia è stata la lettura. Me la sono vietata perché per me è radicale e totale e non ce l'avrei fatta se avessi letto. Solo fra un esame e l'altro riuscivo ad inserire qualche misero libro molto leggero, molto veloce, che non distraesse troppo dall'obbiettivo. Che non mi facesse ricadere dentro al mondo di libri e parole silenziose che tanto amo.
E oggi, subito dopo il lavoro, suonata la campanella della mia libera uscita, come una bambina sono entrata in biblioteca e ho guardato i libri che non conoscevo più, come se non sapessi più da dove si inizia.
Come se ora, questo mio mondo dei libri, fosse nuovo, come se dopo 7 anni anche in questo io mi dovessi ritrovare. Ma dove mi ero lasciata? Ma come ero? Continuo a ripetermelo...

Ieri mattina ci siamo alzati all'alba perché avevo ogni sorta di paura, che bucassimo una ruota, che l'auto si fermasse, che accadesse un qualsiasi intoppo...
In università, oltre a noi tre, c'erano solo i miei genitori, mia sorella, mio cognato e i miei nipotini e la mia amica E.
L'indispensabile.
Io ci tenevo ci fossero i miei nipoti perché hanno 6 e 8 anni e credo ricorderanno e i sogni dei bambini possono anche iniziare così, restando affascinati da una porta socchiusa in cui si intravede un professore che parla a moltissimi studenti in una enorme aula, o in una lavagna con alcune scritte in giapponese, o in tanti professori schierati davanti alla zia che parla e parla e parla di qualcosa che è difficile da capire ma è tutto così ufficiale...


La discussione della tesi è andata abbastanza bene, ero sicura di me stessa e molto tranquilla. Non so per quale motivo la professoressa mi ha impedito di raccontare la prima parte delle tre che la costituiscono e ha interrotto il mio discorso con occhiate e segni che intendevano dire che dovevo tagliare nel primo capitolo (che avevo solo iniziato ad accennare). In realtà il discorso era sensato e corretto per cui credo che ci fosse qualche sua insicurezza che non capisco perché la mia analisi era molto precisa e stavo parlando di un argomento che conosco benissimo e di cui sono certamente molto più competente di lei.

A parte questo la discussione è filata liscia.

Al momento dell'intervento della professoressa mi sono cadute le braccia perché ha sminuito la tesi segnalando alcune lacune incredibili, ad esempio che non avevo fatto riferimento alla letteratura ANGLOSASSONE! Cosa di cui non mi ha mai parlato né segnalato di approfondire e con la bellezza di una cinquantina di testi di riferimento (anche inglesi) che sono serviti come fonti.
E' stato assurdo perché ho creato la tesi a sua immagine e somiglianza nel senso che pendevo letteralmente dalle sue labbra per ogni passaggio e sono stata alla sua mercè per un anno per poi sentire appuntare che mancavano ancora altre considerazioni che avrei potuto inserire (senza indicare COSA intendesse però!).
Insomma, sembrava insicura e mi ha criticato la tesi lei che era la relatrice per cui colei che mi ha seguita nel farla!
La corelatrice è stata invece positiva e lusinghiera rendendo la situazione paradossale.

Alla fine mi hanno nominata Dottoressa con il presidente di commissione che non sapeva dire per esteso DISCIPLINE DELL'ARTE DELLA MUSICA E DELLO SPETTACOLO perchè adesso il nuovo ordinamento prevede che si diventi solo dottore in DAMS e quindi non sapeva più come si componesse la dicitura estesa... si è scusato dicendo che non era più abituato, peccato che solo ieri fossimo in due studenti del vecchio ordinamento che il pagliaccio avrebbe dovuto nominare dottore in modo corretto e fluente.
Quando quella gran stronza della mia relatrice mi ha stretto la mano, invece, ha avuto il coraggio di dirmi che la tesi era stata valutata ottimamente perché su massimo 4 punti che potevo prendere (minimo 0) me ne avevano assegnati 2.
Le ho sorriso e ho ringraziato lei e tutti gli altri baroni. E quando mi ha detto, come suo ultimo elogio: "e complimenti per la bambina", non l'ho neanche degnata di uno sguardo e me ne sono andata.

Il momento più bello è stato quando siamo usciti, ho guardato Palazzo Nuovo e l'ho salutato, lui e tutti quei boriosi che ci ho trovato dentro. Perché questi professori d'altri tempi hanno dimenticato il rispetto, che si riceve solo se si da.

Acculturarsi non deve passare per ciò cui sono passata io: indifferenza, cattiveria, senso di superiorità, denigrazione. Acculturarsi deve essere un piacere.
Invece ieri ho visto alcuni vecchiacci pieni di sé e della loro cultura, come ho visto tante altre volte in questi anni. Un professore con cui ho sostenuto ben due esami era in aula quando sono entrata. Non ha fatto il minimo cenno di riconoscermi (e si che gli avevo parlato parecchie volte) e siccome aveva finito con i suoi tesisti se ne è uscito senza neanche degnarmi di uno sguardo.

Sono uscita con un 97 che rispetta anche più della media dei miei voti che era 26.5.

Eppure ieri è stato un giorno davvero felice.
La mia gioia è stata nell'entrare nella Mole Antonelliana e sapere cos'è questo edificio, quando è stato costruito e perché senza bisogno di leggere alcuna didascalia ma perché l'avevo studiato. E' stato nel vedere il dettaglio degli script che si utilizzano per scrivere un film e non avere bisogno di spiegazioni perché ho studiato questo procedimento, è stato nell'uscire e leggere della prossima mostra di quadri alla GAM e conoscere periodo, corrente, autori e chiedermi se ci sarà quella determinata opera senza che nessuno mi dica o spieghi nulla in merito, perché io l'ho studiato.

La mia gioia è stata leggere il biglietto che ha scritto mio padre in cui mi ringraziava, lui, di essermi laureata.
E' stata nell'aprire il bigliettino scritto dai miei nipotini che si complimentavano per la mia LAUREAZIONE e mi scrivevano Ti voglio bene zia con gli auguri pieni di cuoricini rossi.

La mia gioia è stata nella corona d'alloro che il mio amico M. aveva preparato per me senza che io gliela chiedessi, e l'abbraccio della mia amica E., e soprattutto mio padre, mio padre... che diceva a mia mamma, piano piano: intanto siamo arrivati fino a qui.
E la loro gioia.
Mio cognato che è sempre impegnato che alla fine era lì e mia sorella che era emozionata come 23 anni fa, quando era stata lei a laurearsi.

La mia gioia è stata la mia piccola, deliziosa, leggiadra farfallina gialla che colorava tutti gli angoli grigi in cui passava.

La mia gioia, soprattutto, è stata mio marito, perché senza di lui non ce l'avrei fatta e gliela devo proprio questa laurea, per la sua pazienza, il suo spronarmi, il suo credere in me, il suo amore.





mercoledì 25 marzo 2015

24 ore...

E' accaduto per ogni esame per cui non c'erano motivi che non accadesse con la tesi, quindi anche oggi sento fortissima l'esigenza che la giornata di domani passi molto velocemente e, ancora di più, sogno di ritrovarmi agli ultimi giorni della prossima settimana quando avrò le prime vere ferie da anni, quelle in cui non devo andare all'universitàl, non devo scrivere tesi, non devo aprire libri. Quelle in cui non ci sarà neanche il minimo spazio dedicato allo studio.

Oggi non sono serena e mi pare il minimo. Ho scoperto all'ultimo momento di avere a disposizione 7 giorni di ferie per prepararmi alla tesi, io ne ho presi 3 (di cui uno è il giorno della discussione) che, effettivamente, mi sono serviti per rispolverare l'argomento. Ho riletto la tesi e ho impostato il discorso che dirò domani, l'ho provato diverse volte e spero di ricordarmi almeno i punti essenziali in modo da non impantanarmi.
Sono questi:
perché ho scritto una tesi sui musei d'impresa
definizione di museo d'impresa
testi di riferimento
descrizione della tesi:
- origine dei musei d'impresa
- sviluppo (con riferimento ai musei che ho visto)
- prospettive (con riferimento al museo sul quale ho scritto l'approfondimento).

Ho paure di ogni tipo e davvero ogni ora sta salendo la tensione.

Comunque, ormai è quasi finita.

La mia bimba sarà vestita di giallo e io di blu. Spero che non sia troppo stanca (le farò fare una levataccia...) e che stia buona mentre gli studenti discutono la tesi.

In questo momento non ho voglia di festeggiare, mi sarebbe piaciuto andare a mangiare una pizza con gli amici ma come premio per tutta questa fatica riesco solo a pensare alle vacanze pasquali.

Vorrei scrivere tanti pensieri che mi passano per la testa ma l'unico che riesco ad esporre è che ci sono tutte le prerogative perché vada bene perché se è vero l'augurio (poco fine ma molto frequente) che si fa agli studenti: TANTA MERDA! allora a me deve andare benissimo visto che questa settimana si è rotta la fognatura di casa... e lascio solo immaginare...

martedì 10 marzo 2015

che confusione!

Sto vivendo un periodo particolare.
La definirei un'adolescenza da quarantenne.
Mi sento fragile e insicura, mi metto continuamente in discussione e mi sfuggo da tutte parti.

Non sto male e non sono in crisi, sono solo in un periodo di confusione che credo di potere in qualche modo spiegarmi riflettendo negli ultimi anni della mia vita.
Ho davvero tirato la corda al massimo, per le mie capacità e possibilità ho dovuto chiedere a me stessa tutto quello che riuscivo per raggiungere i miei sogni, mia figlia e la mia laurea e, in tutto questo, mi sono persa.

L'ho già detto e ho anche detto che avrei lavorato per ritrovarmi. lo sto anche facendo ma mi sembra di essere vissuta in ibernazione per 7 anni. Ho vissuto nei miei libri e nei miei pianti sognando mia figlia e ho annientato qualsiasi altra attenzione verso me stessa se si escludono alcuni viaggi.

Per rendere l'idea posso raccontare del regalo di compleanno che mi ha fatto l'anno scorso mio marito.

Mi ha regalato alcuni trattamenti in una SPA. Al primo sono andata subito, un percorso relax della durata di 2 ore. Sono uscita isterica anche se il percorso mi era piaciuto.
il motivo era che non potevo "concedermi" quel relax. e infatti non sono più andata a fare gli altri trattamenti perché non potevo rilassarmi, non potevo concedermi quel momento perché io non avevo la forza di fermarmi... o meglio, di ripartire dopo essermi fermata.
E così ho lasciato da una parte gli altri trattamenti e solo ora ho prenotato il Multilevel massage (una roba stra fighissima!) che andrò a fare venerdi prossimo e continuo a pensarci come ad una cosa bellissima che mi accadrà fra pochi giorni!

Così ho fatto con i libri (non scolastici) e con qualsiasi altro svago. Sono rimasta in tensione perché non potevo permettermi di abbassare la guardia.
Sono stata molto severa con me stessa ma sapevo che solo così ce l'avrei fatta, avevo bisogno di non mollare e con questo intendevo anche non lasciarmi troppo andare, per non perdere di vista la meta. e poi perché, oggettivamente, non ho avuto del tempo libero soprattutto negli ultimi due anni.

Quindi adesso mi ritrovo e non mi conosco più, come un'adolescente. Mi sento fragile e qualsiasi cosa mi ferisce, noto i dettagli.
Oggi sono andata dalla dentista per parlare del mio apparecchio ai denti. Le ho spiegato una cosa che sento molto vera ovvero che mi meraviglio di sentirmi a disagio con i miei dentoni che porto da 40 anni ma ora è così. almeno ho imparato a riconoscere le mie emozioni e mi sento a disagio. non c'entra niente il fattore estetico perché io non sono bella e dei denti più dritti non miglioreranno la situazione ma c'entra un modo di sentirsi a proprio agio, in ordine, a posto... come se quei denti dimostrassero una certa trascuratezza che c'è stata nel mio passato e che non voglio mostrare più, e non voglio neanche più vedere io.

Insomma, mi sto mettendo molto in discussione e questo senza volerlo, spontaneamente, e lo sto facendo perché questa plotina che ha realizzato i suoi sogni è pelle ed ossa e sussistenza e adesso anche il vento nel viso la spaventa.

Martedi prossimo inizierò il corso di Tai chi che nel sito della palestra chiamano Tai qui per cui continua la mia incertezza nel nome.

Ho comprato un completo blu per il giorno della mia tesi, pantaloni e giacchina morbida con sotto una maglietta di cotone bianca. lo metterò con un foulard blu e bianco e una collana lunga. Per Dao ho preso un bel vestitino giallo che metterà con una maglietta di lana o cotone a seconda del clima.
Per la prima volta ho messo letteralmente sotto sopra almeno 4 negozi prima di trovare, nel 5°, ciò che cercavo che poi è quello che avevo in mente fin dall'inizio solo che avevo pensato di fare l'estrosa visto che mi laureavo in materie artistiche. invece poi sono finita sul classico più classico e il bello è che andavo in giro dicendo alle commesse: sa, mi laureo al Dams, mica posso vestirmi con un completo blu, le pare?

salvo poi andare a parare su quello che è il mio stile, qualcosa di semplice e sobrio e, in questo caso, un po' elegante rinnegando in modo spudorato la tiritera che ho propinato a quelle povere ragazze...

riassumiamo: ho raccontato del mio vestito della tesi, dell'inizio del mio corso di Tai chi o qui, dell'apparecchio, del mio multilevel massage... e soprattutto della mia confusione
mi pare di avere scritto quasi tutto quanto desideravo.

buona notte quindi.

no, ho dimenticato di scrivere che domani sera vorrei riuscire a zappare il primo pezzetto del mio orto, ho già acquistato cipolle e fagiolini da piantare. vorrei proprio avere un bel orto quest'anno, che ho il tempo di dedicarmici.

domenica 1 marzo 2015

un mondo di fiabe

Acquistai il primo libro per il mio primo nipote giusto ad un mese dalla nascita. Era un libro di stoffa, da usare come gioco.
Passai poi ai libri di plastica da usare durante il bagnetto o da mordicchiare quando allo spuntare dei primi dentini e poi, finalmente, il primo libro vero che forse era un libro di Nicoletta Costa sulla Nuvola Olga.

Da lì ho iniziato a leggere libri per l'infanzia fino ad arrivare a conoscere a memoria interi testi, come ad esempio alcuni libri dei Barbapapà.

Quando è arrivata mia figlia ho iniziato fin da subito ad acquistare libri illustrati, già in Vietnam, pochi giorni dopo il suo arrivo o forse già il giorno dopo. Ricordo anzi di avere memorizzato il percorso della libreria che avevo visto appena arrivata che vendeva libri per bambini e di essermi recata praticamente subito lì e ciò nonostante fossi arrivata già ben rifornita.
Il primo libro che acquistai per lei fu un libricino in cartone che raffigurava fiori e in uno era raffigurato il fiore di pesco con sotto scritto DAO, il nome di mia figlia.

Arrivata in Italia diventò indispensabile iniziare a frequentare la biblioteca dei ragazzi che, fortunatamente, nella mia città è davvero rifornita ed è uno dei pochi servizi davvero funzionanti tanto che stanno addirittura restaurando la palazzina in cui ha avuto sede per anni e il cartello dei Lavori in Corso avverte che si sta realizzando un luogo davvero unico e straordinario.
Nell'attesa, hanno spostato tutto in un altro edificio adiacente. Comunque sia, durante la maternità era davvero indispensabile l'utilizzo di libri perché mia figlia non conosceva le parole in italiano ma, in molti casi, non conosceva neanche ciò di cui stavamo parlando per cui era utile e comodo vedere l'immagine e dirle il nome dell'oggetto raffigurato, ancora di più delle emozioni e dei sentimenti.
Quindi i libri sono entrati subito con preponderanza nella nostra vita.
Li ho subito lasciati ovunque, in ogni camera, in sala, in cucina (eccetto che in bagno dove non li sopporto), nel cesto dei giochi, in auto...
Ovunque.
E lei ha iniziato a giocarci come un qualsiasi altro gioco e, anzi, a notare subito le enormi possibilità del mezzo perché osservando un'immagine si poteva immaginare qualsiasi cosa, oltre ad ascoltare il nome dell'oggetto, e poi una brevissima storia, poi più lunga,e così via.

Ho fatto questo perché io amo la lettura e perché i libri sono stati per anni i miei migliori amici. Questa sala/soppalco da cui scrivo è letteralmente foderata di libri e i libri sono stati per me, ancòra e volano insieme. Nei miei anni di università ho letto moltissimo (ho studiato), solo per la tesi ho contato 50 libri in un anno, eppure sempre riesco a sorprendermi per qualcosa di scritto, perché durante la lettura il contatto mente/mente è diretto e franco, e ci si può concedere.

Mi piacciono i bambini che leggono perché alcuni dei momenti più intensi della mia infanzia li ho passati leggendo.

E ora accade un fenomeno che non so a cosa porterà perchè la possibilità di accesso ai libri per mia figlia che ha solo 4 anni è enormemente maggiore di quella che poteva essere la mia.
Noi qui, in casa, viviamo in un mondo di favole e mi sto chiedendo cosa porterà tutto questo in mia figlia.

Ora lei vive i libri, ne parla, li interpreta, li racconta.

Questa mattina si è svegliata e dopo un po' di gioco nel lettone, per farla stare tranquilla visto che stava saltellando nel letto a discapito di ossa e muscoli presi da trampolino abbiamo tirato fuori un nuovo libro acquistato ieri: Ma le principesse fanno le puzzette?

Abbiamo riso un bel po' e da lì mio marito ha iniziato a raccontare una storia in cui cenerentola andava nel bosco e incontrava il lupo e quindi entrava nella casa della nonna messa in disordine dai 7 nani e...
Insomma, ormai le storie prendevano il sopravvento con tutti che ridevamo e tutto ciò prendendo spunto da un libro che fa una parodia delle principali fiabe perché lì Cenerentola mentre scende le scale perché è mezzanotte... beh... fa una puzzetta, per esempio... dopo diche abbiamo ripreso il libro che in questi giorni sta leggendo di più, preso in biblioteca: L'uovo di Ortone.

Lo stiamo leggendo continuamente e mia figlia ogni tanto imita Giodola che è un'allodola che ha lasciato a Ortone l'onere di cullare il suo uovo. Si alza in piedi e la imita mentre vola via! Mi sorprende perché recita!!! Recita veramente l'immagine del libro! oppure c'è un'immagine in cui Giodola è meravigliata e lei la imita anche lì. Quindi il libro diventa una scusa per recitare, per diventare qualcosa d'altro.

Oggi siamo stati a trovare la bimba che è stata adottata insieme a Dao, la amiamo moltissimo e per noi è come una cuginetta di primissimo grado. Le abbiamo portato un gioco e un libro, Le più belle fiabe illustrate per bambine.

Durante la merenda ho letto loro la fiaba di Raperonzolo e sono state divertentissime nel raccontarmi come era simile alla storia di Rapunzel (che ovviamente entrambe conoscono benissimo visto il cartone animato) e poi non mi lasciavano più andare avanti con il libro perché capita la similitudine continuavano a tornare nelle immagini chiedendomi se lei era la strega, e lui come si chiamava, e ha i capelli lunghissimi qui, e adesso chi sono i bambini che nascono?

Insomma, hanno giocato con il libro e una si infilava davanti all'altra per vedere meglio i particolari delle pagine ed è stato molto bello.

Quando siamo arrivati a casa mia figlia si è svegliata dopo essersi addormentata nell'auto (nuova...) ed era di pessimo umore visto che credo avrebbe dormito almeno ancora un'ora. Quindi per calmarla mi sono sdraiata nel letto vicino a lei e l'ho coccolata...
ormai non riusciva più ad addormentarsi ma era ancora molto intorpidita quindi si lamentava. Le ho proposto due libri presi in biblioteca. Il primo Chi sono io, l'ha fatta ridere molto perché parla di un camaleonte che assume il colore degli animali che vede e quando l'ha visto del colore del ghepardo si è messa a ridere tantissimo e quindi diceva: ma noooo! ma tu non sei un ghepardo! sei un camaleonte!!! capito? ma daiii!
Quindi parlava con il personaggio del libro...

Il secondo racconta di una bimba nata da un papavero che cerca la sua famiglia. la cerca dappertutto ma non la trova mai, in mezzo ai cactus no, in mezzo ai fili d'erba no, e così via e dice NO NO NO e poi NO, non è questa la mia famiglia, troppo appuntita, troppo sottile, troppo gonfia, troppo alta, ecc ecc.
Lì per lì non l'ha commentato ma dopo la doccia mi ha sorpresa perché le ho messo un pigiamino in cui c'era una bimba con i capelli rossi e lei mi ha detto :è quella del libro! come si chiama mamma? e io: Color di papavero. e lei subito: Ecco: color di papavero: No No No e poi No! troppo piccolo, troppo alto, troppo grande...
Insomma, ha ricordato l'immagine e ha creato qualcosa, e poi ha recitato.


Prima della nanna mio marito ha preso il Carnevale degli animali sempre preso in biblioteca ma lei gli ha chiesto Gli aristogatti in un'edizione dei cubotti che conosce a memoria e quando vede Scatcat inizia a fare festa e ci incalza nella lettura perché suonano e rompono il pavimento e lui cosa suona e lui cosa fa e cosa dicono...

Insomma, viviamo in un mondo di fiabe.

Il tempo di leggere un albo illustrato direi che sia intorno ai 5/6 minuti (ovviamente dipende), non impieghiamo molto e così i nostri momenti con nostra figlia sono costellati di storie, poi si gioca, poi lei inventa, poi si parla, e poi si torna alla storia, un'altra e poi un'altra e lei riesce a stare ore a leggere libri, non mi è mai accaduto che lei smettesse, in biblioteca le dico basta io.
Credo possa avvenire questo per qualsiasi bambino che venga avvicinato ai meravigliosi libri per bambini che esistono in commercio.

A cosa porterà tutto questo?

Non lo so, noi per ora ci divertiamo e cresciamo.


e il 26 marzo mi laureo.

mercoledì 25 febbraio 2015

bisognerà ben incominciare

Sabato scorso siamo andati a vedere l'auto che acquisteremo e questo sabato mio marito andrà a prenderla.
Avremo quindi un'auto da quarantenni perchè questa qui è una macchina abbastanza spaziosa, sicuramente adatta ad una famigliola di 3 persone.
Si tratta di una Ford C Max, l'abbiamo trovata GPL così dovremmo risparmiare con il rifornimento e non paghiamo il bollo.
E' di seconda mano ma in buonissimo stato, era del novembre 2012 per cui davvero è quasi nuova.
A me piace, sono contenta di avere un'auto decente, mi pare sia un bene prezioso l'auto... mica cosa da poco... e questo al momento mi fa piacere visto che la casa ha tante lacune e anche la mia auto, acquistata di quarta mano, lascia molto a desiderare.

Con l'età mi piacerebbe davvero sistemarmi perché più invecchio e più ricerco le comodità.
Se a vent'anni avrei potuto dormire per terra senza materasso per giorni, adesso devo avere un letto comodo e caldo, altrimenti sto sveglia e al mattino ho pure mal di schiena.
Non sopporto più di adattarmi, non riesco più.

E' chiaro che in realtà continuo a farlo ma sento l'esigenza di avere finalmente la mia casa con le poche caratteristiche per me indispensabili: luminosa, piccola, calda, in un paesino e non in città, meglio se nel paese in cui abito ora.

Per avere questa casa devo avere i soldi almeno per pagare una parte di mutuo perché la banca non da finanziamenti al 100%... potremmo vendere la casa in cui abitiamo attualmente, perché tenerla in effetti...
Eppure mi si spezza il cuore a pensare di venderla. Non so se riuscirei a venderla anche in termini di riuscire a trovare un acquirente ma di certo troverei molto facilmente qualcuno che voglia affittarla perché è a 5 minuti dalla città, è tranquilla, ha il giardino, il garage, due bagni, ed è una casa molto originale, adatta ad una coppietta con questo soppalco con il tetto in legno e le camerette piccole e calde.
Non è adatta ad una famiglia con una bambina e forse neanche per una donna di 41 anni che ha voglia di comodità con tutte queste scale. Forse è una casa per trentenni.
Oggi va così, mi viene da distinguere per età.

Comunque, un passo alla volta.

Per arrivare da qualche parte bisogna fare tanti piccoli passi, senza mai fermarsi però. Per lo meno, per me questo metodo è quello vincente.
Per cui, prima di tutto, avere ben chiaro l'obbiettivo: casa nuova.
Secondo passo: avere ben chiaro come arrivarci.
E qui bisogna schiarirsi le idee perché se vendessimo questa casa ci arriveremmo abbastanza velocemente (trovassimo un acquirente...) ma è certo che fino a che non mettiamo in vendita la casa ma anzi, al solo pensiero ci viene male, allora il percorso diventa più tortuoso dovendo trovare i soldi per pagare una parte della nuova casa.

Quindi, passo successivo: capire come fare.

Per ora prendo tempo. Penso di avere margine fino ai 45 anni per l'acquisto della nuova casa perché se faremo un mutuo non potrà essere oltre questa età altrimenti ci toccherà pagarlo con la pensione.

E' già qualcosa avere una scadenza.

Quindi ho un obbiettivo: casa nuova - e una scadenza: 45 anni (ovvero fra 3 anni circa).


partiamo da qui.

giovedì 19 febbraio 2015

con calma


Ecco le mie prime conserve:
una marmellata di arance e i carciofi in salamoia.

ce l'ho fatta ad iniziare la produzione!

Tutto è iniziato anni fa quando su Sky davano un bellissimo programma: Le conserve di Camilla.
In questo programma una donna, che definirei quanto meno "originale" e che mi piace tantissimo, preparava marmellate, conserve, sottoli e sottaceto squisiti! su youtube si trovano tutte le sue puntate. Ho seguito tutta la stagione sognando di preparare a mia volta vasetti simili ma era praticamente impossibile venendo a mancare l'elemento essenziale: il tempo.

Ora che il pesante fardello dell'università non è più presente, posso preparare conserve, torte e posso anche creare album fotografici! Mi sembra impossibile!
Eppure è così. Dopo il lavoro, dopo la gestione della bimba e della casa, io ho tempo di fare i fatti miei senza dover studiare. STRAORDINARIO!

E la cosa più bella è che questo tempo io l'ho guadagnato non perché mi sono arresa ma perché ce l'ho fatta, ho raggiunto la meta|

Sono ancora esterefatta.

Dall'ultimo post ad oggi, soprattutto, comunque, sono stata malata. Mi sto chiedendo se non è un caso, se questa influenza bestiale non sia stata una specie di catarsi, qualcosa che doveva avvenire per "fare uscire", per finire e riiniziare davvero.
Non so, probabilmente no ma di certo ha avuto un tempismo perfetto, così, alla fine dei miei studi.

Sono stata molto male. L'influenza di cui parlavo nell'ultimo post si è rivelata devastante perché una settimana dopo i primi sintomi stavo ancora malissimo nel senso che ero davvero costretta a letto con febbre sempre altissima, una tosse fortissima e tutti i sintomi influenzali all'ennesima potenza.
Ho cercato in ogni modo di guarire, sono andata dal dottore tre volte, dalla guardia medica, al pronto soccorso, a fare una lastra... Cercavo aiuto in modo disperato da qualsiasi camice bianco vedessi in giro.
Dopo la prima settimana di mutua sono rientrata al lavoro ma per giorni mi saliva la febbre alta al pomeriggio e la tosse era terribile.
La lastra non ha evidenziato problemi ai polmoni, era proprio l'influenza a generare quel tossire costante.

Ora sto meglio, da venerdi scorso ho iniziato a sentire di stare davvero guarendo. Finalmente.

Ora mi sto gustando il tempo di vivere senza l'affanno del prossimo esame e senza dovere leggere testi scolastici. Visito i musei.
Ho il tempo di visitarli.
Sabato siamo andati a vedere una galleria d'arte contemporanea che desideravo vedere da anni e anche questo sabato, che andremo a vedere la nostra (spero) futura auto nuova, ne approfitteremo per visitare qualche museo.
Adesso posso vedere l'arte che ho studiato ed è bellissimo!
Non smetterei mai, mi sento come un bambino con le caramelle e ne ho tantissime e posso continuare a mangiarle!

E' meraviglioso!

Sabato andremo a Parma, da casa nostra sono 3 ore e mi sto già pregustando la visita a quel meraviglioso battistero e poi ho solo l'imbarazzo della scelta.

Anche l'idea di un piatto di tortellini in brodo mi fa impazzire di gioia! A Parma i tortellini hanno all'interno il parmigiano reggiano e sono buonissimi!

Insomma, si torna a vivere, davvero.

Sto attendendo la data della discussione della tesi, ci penso spesso, sempre, ma non ho molto da fare. Mi sono scurita i capelli e ho rifatto il taglio, devo andare dalla professoressa a portarle la copia della tesi e poi non c'è molto altro, il giorno prima cercherò di ripassare alcune date e riferimenti che potrebbero chiedermi durante la discussione, cercherò di impostare un discorso e poi non mi toccherà altro che vivere quel momento in cui ci saranno mia figlia e mio marito, i miei genitori, mia sorella con i miei nipoti e nessun altro. Mi piace l'idea che ci siano i miei bimbi ad ascoltare, chissà che non si ricordino poi, quando toccherà a loro...

Speriamo di non fare figuracce, ma fa lo stesso. Aspetto la data in tutto relax.

E sono dimagrita di 4 kg! Ho interrotto la dieta perché così mi piaccio e non hanno senso altri sacrifici ma potrebbe darsi che verso maggio la riprenda per perdere il chilo e mezzo che manca. Con calma.

Con calma.



giovedì 5 febbraio 2015

l'influenza e il non farsi influenzare

A casa con l'influenza.
Ma proprio quella vera con la febbre alta, i brividi, le bevande calde, il dolore muscolare, la tosse, il raffreddore, insomma, tutto il kit completo della perfetta malata.

Proprio domenica pensavo fra me e me come sia bello "stare bene". Negli ultimi anni ho spesso avuto la tosse in modo devastante, da togliere il fiato, sempre per via di infiammazioni della parte bassa della gola che, a mio avviso, si devono curare diversamente da come indica il mio medico ma siccome non posso prescrivermi medicine autonomamente sono costretta a sottostare alle sue indicazioni o andare dalla guardia medica aspettando il fine settimana o di essere moribonda.
L'influenza, però, è tutto un altro paio di maniche.
innanzitutto non c'è verso di riuscire non solo ad andare a lavorare ma anche di svolgere una qualsiasi attività. tutto mi stanca terribilmente.
Questa mattina ho vestito la tata per la scuola e quando ho finito mi sono sentita affaticata come se avessi corso una maratona!

Ciò che mi preoccupa di più è che in questi giorni è aperta la finestra per caricare la tesi on line nel sito dell'università e io devo creare un "abstract" della tesi. Non sapevo che esistesse questa cosa ma quando sono andata per caricarla mi ha chiesto l'abstract che sarebbe un sunto creato degnamente in quanto verrà usato per la presentazione del mio lavoro alla commissione d'esame.
Per scriverlo devo ragionare e non riesco a ragionare in questo stato!
Intanto però i giorni avanzano e l'esperienza mi insegna che tutto ciò che ha a che fare con l'università deve essere fatto con un certo anticipo in modo da intervenire per certi intoppi anche tecnici(es non si carica il pdf, non si apre la pagina, non si riesce a cliccare,ecc ecc).

In qualche modo ora proverò a scriverlo ma forse è corretto che mi ritrovi a scrivere l'abstract con 39 di febbre, delirante, coricata a letto. Forse ha un senso se ripenso a tutto il mio percorso didattico.

In questi giorni siamo stati a parlare con le maestre della scuola dell'infanzia di nostra figlia. Sono molto orgogliosa di ciò che ci hanno detto ovvero che è brava, intelligente, puntigliosa, educata e dolce.
Insomma è una buona allieva e io mi crogiolo in queste parole anche se credo sia necessario sfruttare al meglio gli anni della scuola dell'infanzia per cercare di recupare ciò che in istituto potrebbe avere perso in termini di stimoli e attenzioni.

Quelle che invece, secondo me, sono qualità che spero non perda sono la costanza e l'indipendenza che ha mostrato di possedere in due occasioni.

Domenica siamo andati in montagna e dopo avere giocato un po' con il bob, mio marito ha suggerito di andare fino ad un cascinale che si vedeva su in alto. Questo significava camminare nella neve alta, senza ciaspole, in salita, per un tratto di strada non indifferente.
Questa balzana proposta deriva da una tara di mio marito che ogni volta che è in montagna, prima o poi, suggerisce di raggiungere qualcos'altro rendendo ogni passeggiaga o giornata montana un'agonia.
Io ho accontentito per un tratto di circa 10 metri poi continuavo a sprofondare e mi sembrava un'inutile faticata. Ma Dao no. Ha detto: Andiamo!
E non ha mollato fino alla fine!
la guardavo dal basso con i suoi doposci che camminava e mio marito mi ha detto che ansimava ma che non ha mai voluto mollare anche se lui le diceva che andava bene così.
E' arrivata in cima e poi sono scesi con il bob.

Al corso di ginnastica, invece, ha dato prova di indipendenza.
La sua più cara amichetta non vuole più fare il corso di ginnastica e ogni volta piange e si lamenta mentre le nonne cercano di convincerla. Questo martedì ci ha provato la mamma ma non c'è stato verso. L'atteggiamento dell'amichetta era davvero coinvolgente e ad un certo punto Dao mi ha detto: non vado neanche io. Non le ho neanche risposto perché questa cosa non stava né in cielo né in terra ma ammetto che essendo loro così amiche era davvero difficile non farsi coinvolgere.
Comunque alla fine la mia bimba è andata al corso e ha anche cercato di portare l'amica prendendola più volte per mano. Era già accaduto neglle altre occasioni ma questa volta è stata davvero dura.
Durante il corso, poi, c'è stata una cosiddetta "crisi di pipì" in cui 5 bambini su 7 sono voluti andare a fare la pipì tutti insieme.
Mia figlia no e non era andata prima di iniziare il corso, semplicemente, non si è fatta influenzare.


...Fuori dalla finestra vedo scendere la neve,ha ripreso.
Ho usato tutte le energie che avevo per scrivere questo post. Torno a dormire.

venerdì 30 gennaio 2015

Voce del verbo STARE

Ho iniziato una dieta, la dieta dell'applicazione MELAROSSA che ho scaricato nel cellulare e che ha elaborato una dieta ad hoc per me che mi consentirà di perdere 5 kg in un mese e mezzo.

Ho iniziato da circa 10 giorni e ho già perso il primo chilo.

Fare la dieta mi sta facendo molto bene perché finalmente sto evitando caramelle e zuccheri che in ufficio mangio in gran quantità non fosse altro che per stemperare lo stress.
Oltre a questo sto evitando anche i grassi e ho una dieta varia e completa anche se preferirei mangiare meno carne che invece la scorsa settimana ho dovuto mangiare 3 volte.
Per questa settimana è prevista 2 volte e mi pare vada meglio anche se è molto difficile mangiare sempre quello che indica la dieta e non ciò di cui avrei voglia.

Per esempio, questa sera ho mangiato 120 grammi di prosciutto crudo, 200 grammi di spinaci cotti con mezzo cucchiaio d'olio e 40 grammi di pane integrale ma io sognavo una minestrina con un brodo leggero e qualche farfallina dentro, per coccolarmi un po' che ne ho bisogno.

Non è facile "adeguarsi". La dieta prevede minime sostituzioni ma certo il prosciutto non può essere sostituito da un brodino caldo...
Insomma, seguire questa dieta è facile perché non ho mai fame e mi fa sentire in forma ma è difficile perché vieta di mangiare ciò che si desidera.
si, insomma, è così che funzionano le diete in effetti.

Comunque, io sono ripartita dalla dieta perché mi sembra che in qualche modo consenta di depurarmi e perché di certo con cinque kg in meno mi sentirò più in forma.

A breve andrò dal dentista perché voglio mettere l'apparecchio ai denti. Lo desidero da molto tempo e spero che il prezzo che mi preventiverà non sarà troppo oneroso, mi dispiacerebbe molto non farcela a sistemare questi brutti dentoni.
Io non so se 41 anni siano una buona età per mettere l'apparecchio... forse dovrò portarlo per 4 o 5 anni e mi ritroverò quasi cinquantenne e a quel punto non so se passerò già alla dentiera...

Sta di fatto che ora il focus sono io che davvero mi sono trascurata per anni.

Poi c'è il discorso tempo. Io mi alzo al mattino con la litania che mi accompagna tutto il giorno: DAI!

Al mattino è tutto un Dai Virginia! Dai! Andiamo! e nell'incitare lei incito anche me che inizio a correre... Dai vestiti in fretta! Dai sbrigati con 'sta colazione! Dai che usciamo, muoviti! MUOVITIIII!

E così iniziamo a correre, lei e io. Lei perde tempo che poi non fa altro che prendersi il tempo di fare le cose e io corro, le sto insegnando ciò che non vorrei, a correre e passare attraverso il tempo invece di viverlo. Ma non riesco a trovare un'alternativa.
Corro e corro e corro e quando torno a prenderla è di nuovo tutto un Dai, Dai, Dai.
anche se non abbbiamo appuntamenti devo tornare subito a casa per sistemare questo o quello, poi anche per giocare con lei ma il tempo vola e devo preparare la cena, e lavarla e mi ritrovo alle 21.30 che la giornata è volata di corsa e io non ho avuto il tempo di camminare con calma da qui a lì, io ho solo corso.

Mi piacerebbe avere il tempo, fare le cose con calma, con il tempo per farle. Fermarmi ad aspettare che l'acqua bolla, che qualcuno finisca di fare qualcosa per poi farla io, di osservare e ragionare, di fermarmi imbambolata perché penso.
Vorrei avere il tempo di non fare niente o di fare qualcosa di affatto materiale come pensare o distrarmi.

Invece passo le giornate concentrata in qualcosa, impegnatissima in qualcosa.

E tutto questo per me è troppo, ho bisogno di smettere con i Dai! e di iniziare con i: Che bello siamo qui! Verbi STARE o ESSERE e non ANDARE.


Non so se e come ci lavorerò ma so che è ciò che desidero, STARE e non ANDARE. Stono stufa di andare, vorrei per un po' dire: Sono arrivata.





martedì 20 gennaio 2015

l'osso

Dove mi ero lasciata?
Quando mi sono persa?

Mi sono persa subito, due anni fa, appena mi ero ritrovata.
In sostanza, dopo avere finalmente raggiunto mia figlia ho avuto l'illusione di potere finalmente iniziare la vita che desideravo, una vita con IL TEMPO, il tempo per viverla.
Ma avevo sottovalutato l'impegno che l'università mi ha richiesto.

L'ho fatto per un preconcetto, ovvero che, essendo ormai alla fine dei miei studi, avrei "fatto in fretta". E invece non è avvenuto così, gli ultimi due esami sono stati terribili e non è il caso di tornarci sopra e per la tesi ho impiegato un anno impegnandomi in modo costante prima a leggere tutta quella cinquantina di libri, poi a scriverla ed, in ultimo, a viverla perché è una tesi di museologia e io sono andata a vedere i musei di cui parlavo, per coerenza, per necessità e per interesse perché alla fine la mia tesi mi ha conquistata e adesso la amo.

E così mi sono persa. Completamente persa in un mare di libri, di impegni, di corse.
Ho cercato di vivere mia figlia ma io mi sono completamente persa.

Potrei fare l'elenco di come vorrei essere ma non lo farò per non smentirmi, ma almeno vorrei che questo cuore iniziasse a battere più lentamente per potere gustare gli attimi, o almeno viverli.
Vorrei dimenticare quei momenti sulla spiaggia a studiare ,sia l'anno scorso in quella poltroncina, che quest'anno con il cappello di paglia che schermava il video da cui cercavo di carpire nozioni per scrivere un capitolo della tesi. Vorrei dimenticare quella immane fatica di scrivere ancora un capoverso alle undici di sera con la cervicale per via della posizione scomoda in questo pc non adatto e con gli occhi doloranti dopo una giornata già trascorsa davanti al pc. Vorrei dimenticare quelle passeggiate perse in primavera con mio marito che usciva con la bimba e con i cani e io nel balcone con quel tablet e quella tastiera che in realtà non hanno mai funzionato.

Vorrei dimenticare perché ho bisogno di vivere, vivere la vita, semplicemente, senza la fatica di un grande obbiettivo da raggiungere.


Quando ero ragazzina avevo appeso in camera un foglietto con una frase che sa di spot adolescenziale: don't stop, never stop, even when you reach the top.
una frase utile quando si è adolescenti che si vive di slogan e che tante volte ho pensato essere così sciocca.
ma a distanza di anni mi rendo conto di quanto invece si sia radicata in me perché io, semplicemente, non mollo mai.
mi attacco ai miei sogni come un cane al suo osso e non mollo, non mollo, anche quando mi strattonano per staccarmi, anche a costo di dormire con un occhio aperto per sorvegliarlo, anche quando ho fame e vorrei mangiare altro: io difendo il mio osso e non mollo.

Non mollo anche a costo di perdermi.



Ora devo riiniziare da me. Questa volta davvero devo riiniziare da me.
Devo ritrovarmi, devo vivere, devo dare il tempo alla vita di svolgersi guardandola e non attaccandola.
Niente più ossi su cui accanirsi, solo ossi da potere lasciare andare all'occorenza, che è poi la prima regola della vita: lasciare andare.

giovedì 15 gennaio 2015

nuotare

Certe volte, quando sono al lavoro, ho l'impressione di affogare in un mare di merda.
Proprio così, mi sento soffocare e mi sembra che la testa giri sempre più forte fino a che non sverrò. Non svengo mai e trovo sempre un filo d'aria.

Non mi piace parlare del mio lavoro in questo blog ma in questo periodo non riesco a trovare un minimo di equilibrio e letteralmente soccombo fino a provare la sensazione descritta al principio di questo post.

Devo ASSOLUTAMENTE rasserenarmi perché questo stato d'animo non porta da nessuna parte.

Da una vita cerco di essere una persona serena e da una vita mi rendo conto di quanto forse proprio il lavoro contribuisca a non rendermi tale. Lavorare stanca, infatti. Nel mio caso, in questo periodo, mi opprime.

Non voglio proprio entrare nel merito su quanto sia una mia sensazione o quanto sia davvero una situazione difficile, comunque sta di fatto che oggi mi sono ritrovata ad andare a prendere la mia piccola che ancora in macchina parlavo con un collega circa una certa pratica e quando sono uscita dall'auto e sono di fatto entrata in asilo mi è sembrato di togliere di dosso una pelliccia pesantissima e di respirare anche se ormai ero sfinita da quel peso tenuto tutto il giorno.

Parte tutto da me e mi rendo conto, a 41 anni, che la ricerca verso la serenità e l'armonia fanno davvero parte di un percorso lungo e faticoso, almeno per me che ho tempi di reazione per ciò che tocca una qualsiasi delle corde del mio essere pari a meno di un millisecondo e quello che sento nel cuore esce dalla mia bocca ancora in meno tempo.

Bisogna cambiare, bisogna cambiare.

Io voglio essere una donna diversa, serena e libera, voglio trovarmi in un mare di merda e neanche accorgermene,voglio emanare quiete ed invece emano nervoso.
Devo cambiare.

Avevo deciso tempo fa di iniziare un corso di Thai Chi e credo che lo farò. Certo devo iniziare con il capire come si scrive: tai ci, thai chi, ... vado a vedere... ecco TAI CHI.
Vorrei iscrivermi ad un corso di tai chi.

Elenco di ciò che vorrei fare:
un corso per imparare a lavorare a maglia;
un corso di tai chi;
fare le marmellate e le conserve;
preparare più torte;
preparare libri fotografici;
leggere, leggere, leggere.
stare all'aria aperta.

Prima di tutto: vivere mia figlia.

in effetti, posso fare tutto quanto indicato, perché ho ricevuto questa email:

Gentile "plotina",
ho ancora rivisto il pdf della sua tesi, va tutto bene, quindi proceda.
Un saluto cordiale


E quindi mi sono iscritta alla prossima sessione di laurea, e quindi ho finito.
e quindi posso riiniziare.



martedì 6 gennaio 2015

di Natale e Compleanno e Paura e Rabbia.

Domani riinizia la scuola e noi abbiamo quasi teminato con le feste, festicciole, festone...
"Quasi" perché sabato festeggeremo il quarto compleanno di nostra figlia.

Per rendere l'idea del grado di amore che sentiamo nei confronti di questa nostra piccoletta racconto che il 2 gennaio, effettivo giorno del suo compleanno, abbiamo festeggiato 3 volte!
Io ho preso un giorno di ferie e, a pranzo,è venuta a trovarci l'amica/collega che aveva trascorso con noi la settimana di vacanza in Puglia. Mia figlia non la vedeva da questa estate e quindi le abbiamo fatto una sorpresa dicendole che era arrivata direttamente dalla Puglia per lei (...).
La pausa pranzo è durata solo un'ora scarsa ma intanto le abbiamo fatto la sorpresa, scartato alcuni regali e soffiato le candeline ed era stra felice di vedere la mia amica!

Al pomeriggio arrivavano due sue amichette a fare merenda con lei e quindi abbiamo di nuovo festeggiato ed aperto altri regali arrivati dalle bimbe.
In ultimo, alla sera, abbiamo di nuovo acceso le candeline, spento la luce e cantato "tanti auguri a te" solo io e mio marito quando abbiamo consegnato il nostro regalo ufficiale (quello che mio marito definisce la "frankestein head" ovvero una testa da truccare e pettinare che ovviamente lei adora!).

Tutto questo non è che la premessa perché questa domenica ci aspetta la festa vera e propria, quella in cui sono invitate le sue migliori amichette dell'asilo, il suo "pseudo" fidanzato che ammetto di avere fatto di tutto per non invitare non fosse altro perché temo che tutte quelle femmine scalmanate lo facciano soccombere, e zii, nonni, cuginetti tutti, per un totale di circa 40 persone che forse sono di più ma mi rifiuto di contare oltre tale cifra.

L'unica cosa che mi rincuora di tutto questo è sapere che lei non ci ha capito niente e non può ancora essere influenzata da una tale smania di festeggiamenti che, in questo caso, appagano solo l'inesauribile desiderio mio e di mio marito di festeggiarla!
in pratica, essendo letteralmente innamorati di lei, impazziamo dalla gioia di festeggiarla!
quindi continuiamo a farlo.

C'è da ridere perché davvero non vale la pena piangerci su...abbiamo già fatto ammenda e il prossimo anno, per non renderla una bimba eccessivamente egocentrica (perché un limite c'è a tutto), ci limiteremo a qualcosa di molto semplice e almeno ad un solo festeggiamento... ma ammetto che al momento ci siamo divertiti un bel po'!

La festa di domenica ci pesa e non poco e visto come sono andate le cose con tutti 'sti auguri potevamo evitarla ma ormai ci sarà per cui tanto vale farne qualcosa di divertente.

Oggi abbiamo preparato i bigliettini di invito per le sue amichette (che sono comunque già tutte avvertite) e in qualche modo ho pensato a cosa preparare e a come organizzarci. Speriamo solo che il locale in cui andremo ci dia disponibilità per alllestire e per pulire in giorni diversi che la domenica altrimenti diventa davvero troppo stressante...

Per il resto, questi giorni di feste sono trascorsi molto velocemente e questo non mi dispiace perchè tutte queste feste e auguri e convenevoli sono stati pesanti.
Quest'anno più che mai ho avuto la sensazione che mi sfuggisse letteralmente il senso di nuovo inizio del Natale e del nuovo anno.

Il Natale è davvero una bella festa cristiana, una festa che ha un'essenza profonda e unica, un momento di vero rinnovamento e di vero amore, l'essenza di una cultura millenaria che ha in sé qualcosa di molto positivo. E tutto questo, per me, è completamente sfumato fra cotechini e negozi, fra auguri insensati e regali obbligati.
Dove si è nascosto il Natale?
Non era neanche nella gioia di mia figlia nello scartare i regali (per fortuna non troppi), nel nostro divertimento a prepararle la "scena natalizia" con tanto di latte bevuto da Babbo Natale e regali predisposti in modo da stupirla, non era nei centomila pranzi e cene, in quei pochi regali fatti con Amore.
Non era proprio lì o per lo meno io non l'ho trovato, neanche per un istante.

Il Natale avrebbe dovuto essere in qualche momento di vera concentrazione e di vero rinnovamento, in qualche momento in cui sarei dovuta riuscire (o "avrei dovuto riuscire?") a toccare le corde più profonde di me stesse e fare il punto di quello che sono, quello che ho, quello che mi circonda e quello che Amo. perché ciò che più mi piace della religione cristina è il messaggio di amore pure che trasmette Cristo e questo senza tutti i fronzoli di millenni di insane interpretazioni.
L'essenza di Dio, Di Io.

Insomma, in assoluto uno dei Natali più lontani dal Natale che io abbia mai vissuto.

Bisogna rifare tutto, partendo da me stessa e finendo in me stessa.

Quest'anno non è stato l'anno che avrei voluto perché ho corso troppo per quello che vorrei e ho vissuto poco per come vorrei. La io che sono ha bisogno di più tempo e più calma.
Troppo mi ha sovrastata.

La colpa è mia perché non ho saputo dire "no" e perché non ho saputo dire "basta", e della vita che come sempre ha dei tempi che non si possono sempre comandare.
Il lavoro è stato un aspetto molto negativo perché invece di fermarmi a trovare il mio tempo e le mie soluzioni, sono stata sovrastata da corse e pazzi e lazzi che non portano da nessuna parte perché poi le cose si risolvono sempre e solo con la calma e il ragionamento. Si tende all'isteria e io che sono una che magari sbraita alla fine sono più riflessiva di chi cavalca l'onda di soluzioni immediate e raffazzonate, di distrazioni, di approssimazione. Non si fa niente per riuscire a fare tutto.
Uno schifo a cui io voglio dire no perché io non sono così e perché sono davvero convinta che non sia una soluzione.
Il prossimo anno io dirò NO.

L'università che mi sta stretta ed è sempre lì come punto centrale e focale dei miei ragionamenti. Sono in balia di un cenno da parte della professoressa e con calcolo quasi maniacale sono arrivata a decidere che giovedi le scriverò una email che ho già composto centomila volte nella mia testa per chiederle un'udienza per correggere ciò che temo avrà annotato dopo la sua "attenta lettura della tesi" ma, soprattutto, per avere il suo nulla osta ad iscrivermi alla sezione straordinaria di discussione della tesi (di marzo) visto che posso farlo solo dal 12 al 19 gennaio e attendo questa data contando i minuti e i secondi.
Non c'è niente da fare con l'università, la tesi mi ha sovrastato, il mio anno è dipeso dalla tesi e i miei post precedenti lo dimostrano, come una litania, come una paranoia, perché è qualcosa di più grande di me e la fatica è enorme e necessito di tutta la mia energia.

In ultimo, la mia piccola Dao da qualche tempo ha una terribile paura del buio. Ha sempre avuto paura del buio ma ora l'ha focalizzata davvero e la sua non è più la paura di una bimba di due anni ma quella di una bimba di quattro e con l'età la paura è cresciuta.
la conseguenza è che appena può di notte corre nel lettone e di giorno chiude porte e usci socchiusi che fanno intravvedere, di là da essi, il buio.
Ha paura, paura vera.

In questi giorni di sue vacanze scolastiche non ha mai trascorso un'intera notte da sola nel lettino e dopo innumerevoli tentativi di farla riaddormentare o di tranquillizzarla, purtroppo, siamo costretti a soccombere lasciandola salire in questo benedetto lettone perché davvero non si può stare svegli tutta la notte.

io sono contraria ai bimbi sul lettone, bisogna che dormino nel loro lettino perché si sta più comodi, perché ci si da spazio, perché loro hanno dei limiti e questi limiti sono anche qualcosa fra mamma e papà in cui non possono interferire.
E invece la mia tatolina compare in ogni istante con i lacrimoni e quel faccino dolce, o con i suoi singhiozzi di vera paura a costringerci a rivedere ogni teoria e ad abbracciarla per calmarla, solo per questa notte, solo per questa notte.

La cosa che stupisce è che lei, quando razionalizza, vuole davvero dormire da sola. Chiede la lucina, chiede la musica, si "predispone" dicendo farò così e farò cosà, e lo dice seriamente... ma poi, quando è buio, ricade in questa angosciante paura.
Non c'è niente nel buio ma lei ha 4 anni e vede tutto e questa paura passerà senza i miei ragionamenti, le mie rassicurazioni e le mie parole. Passerà quando sarà più sicura di sè, quando qualcosa dentro di lei, indipendente da me, le consentirà di farcela.

Ho guardato decine di libri per l'infanzia sull'argomento ma nessuno va bene perché lei non "racconta" questa paura,non sa spiegarla, non dice ciò che vede a parte nominare il Lupo, ma in questi libri, molti straordinariamente belli, la paura ha volti e suoni e, praticamente sempre, se non corrisponde alla sua paura si rischia che la vada ad alimentare.
In pratica, non riescirebbe a cogliere il "superamento della paura" ma solo qualche nuovo timore che magari fino ad ora non prova.

Bisogna attendere dandole gli strumenti per crescere.
Per ora continuiamo imperterriti a farla addormentare nel suo letto e di notte a farla restare lì fino al limite in cui è necessario dormire per mantenere un minimo di benessere psico fisico. Poi si vedrà. Conto nel rientro a scuola che di certo la stancherà più che stare a casa e quindi le donerà ore di sonno più profondo.
So che sarebbe felice anche lei di farcela a dormire tutta una notte da sola, dobbiamo continuare ad insistere e, daltronde, fino a due mesetti fa davvero non si presentava questa situazione...

Oltre a questo, ora è uscita la RABBIA. la rabbia vera. Si arrabbia come tutti adulti e bambini e sfoga la sua rabbia. ma mentre da più piccola lo sfogo era limitato ora si esprime "meglio" quindi fa i pugni, le linguacce, dice "sei cattiva" e, all'occorrenza, da pugni contro il colpevole che spesso sono io.
Sta bene attenta a non colpirmi quindi magari se ho la borsa colpisce la borsa, oppure mi sfiora, oppure mi colpisce per poi rinforzare con un rimbrotto e girarsi che non regge lo sguardo...

eppure c'è sta rabbia da gestire.
Quando è in casa è tutto più semplice perché tendiamo a mantenere la calma e dopo qualche istante lei "rientra". Dopo c'è il tempo di farle la ramanzina o approfondire che non si dice sei cattiva alla mamma, non si picchia, non si buttano a terra le cose.
Ma fuori casa è difficile perché vai a spiegarlo agli estranei che stiamo vivendo questo momento di rabbia...

siamo stati in libreria qualche giorno fa. voleva centomila libri e io, non vista, gliene ho preso uno fra quelli richiesti intenzionata a farle una sorpresa a casa, e poi le ho sempre detto NO a tutti perché eravamo in libreria per comprare un libro ad un'amichetta.

Ad un certo punto è uscita la Rabbia. Ha iniziato a dare pugni alla borsa e io a dirle che capivo la sua rabbia e che condividevo il fatto che la sfogasse anche se purtroppo ciò non avrebbe cambiato la situazione e io non le avrei preso nessun libro.

Ha continuato fino a che era ora di uscire e non riuscivo a rimetterle le giacca. Ovviamente arriva sempre in soccorso qualche estraneo che lei tratta malissimo nel mezzo di questi impeti di rabbia aggiungendo alla rabbia la maleducazione... quindi con fare molto deciso l'ho rivestita e siamo usciti.

Appena fuori ha continuato perché non riusciva più a cambiare atteggiamento, ovviamente aveva smesso di dare pugni alla borsa da tempo ma continuava a fare l'arrabbiata... quindi mi sono abbassata e ho tirato fuori dalla borsa il libro. Si è girata con un rimbrotto facendo GRRR... e incrociando le braccia... io sono stata lì in silenzio e lei dopo qualche secondo ha abbassato la testa e mi ha detto: SCUSA!

Al che l'ho abbracciata e in quel momento non era necessario fare niente altro ma lei si è messa a piangere e ha pianto per strada tutto il tempo con un singhiozzo lento e triste perché dopo l'ira c'è sempre il rammarico.

Insomma, siamo in fase di crescita e non possiamo fare altro che tenerla per mano. Come sempre.