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venerdì 26 novembre 2010

Cambia la società

Nel mio ufficio abbiamo una stagista. 19 anni, non intende proseguire gli studi perchè, mi ha detto, vorrebbe sposarsi e avere dei figli, e sta svolgendo uno stage nel nostro ufficio (stage che durerà ancora diversi mesi), dove le abbiamo già detto che non sarà assunta.
Il suo ragazzo, stessa età, lavora come apprendista in una officina.
Oggi mi ha detto che stasera andrà a Roma, con un viaggio regalatole da sua mamma per un "mesiversario" con il suo ragazzo.
La mamma le ha regalato il seguente viaggio: partenza stasera alle 21.30 per Roma, rientro domenica mattina alle 10.30.
Mi ha detto che le ha fatto questo regalo perché voleva che lei vedesse Roma.
Io credo che, visto come è strutturato il viaggio, a Roma farà tuttaltro...

Questo mi fa pensare che la società stia davvero cambiando.
Alla sua stessa età io avevo un ragazzo (ora mio carissimo amico nonché testimone di nozze), abitava a Venezia.
Siccome ero molto innamorata e necessitavo dei soldi per vederci,  anche io non ho proseguito gli studi (e mai rinnegherò  questa mia scelta, neanche negli attuali giorni immediatamente precedenti agli esami universitari o all'istante prima di alzarmi per sostenere l'esame -che è il peggiomomento in assoluto), ho iniziato a ruscare come una matta perché mia madre i soldi per andare a Venezia non me li ha mai dati.
E già che c'era non mi dava neanche quelli per comprarmi le scarpe, per intenderci.
E non perché fosse una mamma degenere, ma perché aveva questa idea che i figli devono darsi una mossa.

Adesso la società è molto diversa.

E se devo dirla tutta, però, a me pare che il fatto di regalare un fine settimana di questo tipo a una ragazzina che è immatura come una mela acerba, che non ha ancora capito neanche dove sia girata, non sia l'ideale.

Quello che potrebbe accadere è che torni incinta imbranata com'è.

Non mi torna proprio sta storia di una mamma che regala due notti a Roma (perchè fondamentalmente quello che regala è questo), per festeggiare un mesiversario fra sua figlia e un ragazzino ingenuo esattamente come lei se non di più...
Ma davvero adesso le mamme regalano di 'ste occasioni?

Questa mamma pensa che in questo modo farà davvero il bene di sua figlia? Sono forse troppo severa ma a me pare che questa ragazzina sia già estremamente viziata, che davvero, fra tantissimi stagisti che ho avuto, lei sia una fra le più imbranate e immature.
E quando mi dice che riceve un regalo di questo tipo capisco perché.

Inoltre, non mi pare un regalo consono ad una mamma, secondo me. Per lo meno per come è strutturato questo fine settimana.

Sono bigotta? A me non sembra ma mi sta venendo un dubbio...

martedì 23 novembre 2010

come una mamma in attesa...

Oggi sono stata in riunione con una collega che ha adottato un bimbo.
Abbiamo iniziato a parlare di maternità e dell'attesa adottiva, ed è stato molto piacevole avere dei confronti diretti con una mamma che vedeva il mio pancione adottivo.

Io conosco moltissime mamme adottive, con molte, però, ho un rapporto "virtuale" nel senso che ci teniamo in contatto tramite email o telefonicamente e ci sono poche occasioni per vedersi di persona.
Oggi, invece, ho potuto parlare con questa mamma come si fa fra mamme conoscenti che si incontrano casualmente, e io mi sono resa conto che adoro parlare della mia attesa, di ciò che stiamo facendo per il nostro cucciolo e di tutto ciò di cui parlano le mamme in attesa.

Seduta di fronte a lei c'era un'altra collega, incinta di 6 mesi, e così abbiamo iniziato una bella discussione sui nomi, sulla disposizione della cameretta, sul corredino, e così via.
Mi sentivo perfettamente a mio agio e mi è piaciuto confrontarmi con altre mamme che, in qualche modo, sentivano la mia gravidanza.

Al rientro in ufficio, visto che evidentemente ero abbastanza galvanizzata, alla faccia di tutte le paranoie che faccio sul fatto di non disturbare i colleghi con chiacchiere e cicaleccii, mi sono messa a parlare con la collega del mio ufficio, che aspetta un bimbo, a proposito di un negozio qui vicino in cui acquistare il passeggino, e degli stickers per il muro, e del nome e, naturalmente, dei mobili della cameretta che mi rendo conto ormai siano diventati un incubo per ogni persona che mi conosce!

A proposito del nome, per i genitori adottivi si pone il dubbio se cambiarlo oppure no. Noi abbiamo deciso che, se sarà piccolo, certamente glielo cambieremo perché abbiamo pensato dei nomi che ci piacciono moltissimo.
Se sarà un bimbo abbiamo pensato di chiamarlo Dante. Questo nome non piace a nessuno, ho visto tante di quelle faccie schifate che adesso mi metto persino a ridere.
Io lo trovo bellissimo e siccome non è un nome che può generare sfottò o assonanze negative, non mi pongo alcun problema.
Secondo me è un nome importante e spero che lo porterà bene.

Se sarà una bimba abbiamo pensato un nome bellissimo. Questo si, indubbiamente, è stupendo, bellissimo. Ma è anche molto molto raro per cui non lo diciamo a nessuno.
Ai pochi a cui l'abbiamo detto è piaciuto davvero tanto e subito mi sono preoccupata perché potrebbe diventare un nome comune...
E' una questione di mode.

Addirittura, siccome l'ho detto ad una ragazza di 25 anni a cui è piaciuto tantissimo, mi sono fatta una flippa pazzesca pensando che magari avrebbe avuto una bimba prima lei (mi sono passati davanti tutti... perchè non anche lei?), e mi avrebbe rubato il nome!
Se capita faccio su una scenata che la metà basta!

Da quel momento non l'ho più detto a nessuno e, se non potrò darlo a mia figlia, lo rivelerò solo se avrò una bimba a cui non potrò cambiare nome, oppure un maschio.

Sempre oggi, nell'open space in cui sono stata, c'erano ben 3 donne incinta ma mi sono resa conto che, sebbene la maggior parte delle persone presenti fossero genitori, almeno 3 di questi erano genitori adottivi.
E non è un dato che deve stupire essendo l'Italia il paese con il maggior numero di bambini adottati dopo gli Stati Uniti.
Peccato che nei media se ne senta parlare poco e solo per casi anomali o gossip, per lo più per casi di figli adottivi che cercano i genitori biologici.

Una volta una signora mi ha detto che ha sentito questa notizia (trattata in un programma tipo Forum in cui c'è un giudice che risolve il caso).
Due ragazzi si innamorano.
Entrambi hanno una storia molto simile. Avevano il padre che li ha abbandonati da piccoli, la madre fu costretta a darli in adozione. Entrambi dello stesso paese dell'America Latina (non ricordo quale). Si incontrano per caso all'università, arrivavano da due città italiane molto distanti fra di loro.
Si sono trovati e amati immediatamente anche perché accumunati da un passato molto simile.

Non ricordo per quale motivo ad un certo punto appare la madre di uno dei due e si scopre che... Tadaaa! I due sono fratelli!
Una sfiga pazzesca insomma!

La signora che me l'ha raccontata mi ha detto: non so se posso raccontartelo... magari poi ci stai male.

Ma voglio dire... ma secondo lei mi preoccupo che possa succedere una cosa del genere?
Purtroppo non ho osato risponderle che ciò che è accaduto è molto più improbabile del fatto che sua figlia sposi involontariamente un fratello, frutto di qualche corna lasciata in giro da suo padre...

domenica 21 novembre 2010

Un po' d'ordine

Mettere in ordine gli armadi mi ha sempre aiutata a mettere in ordine i pensieri.

Ieri mattina, dopo tantissimi mesi di attesa, sono arrivati i falegnami a piazzare il mobile del sottoscala. L'abbiamo fatto fare su misura, di castagno, con una parte senza mensole per sistemare scala, asse da stiro e scope e un'altra parte con alcuni scaffali, per medicinali, detersivi, cesto per il bucato e altri oggetti che, da anni, sono riposti nella futura camera di nostro figlio.

Questo mobile si può anche chiudere a chiave ed è quindi l'unico armadio della casa in cui è possibile riporre detersivi e medicinali che è meglio non stiano alla portata di bambini piccoli.

Questo bel mobile mi ha consentito di svuotare diversi armadietti  e, di consenguenza, di sistemare alcuni oggetti in modo più appropriato, sono anni che sogno di poter godere di qualche spazio in più e sono veramente contenta delle nuove risistemazioni.
Oggi è tutto il giorno che apro armadi per vedere come sono ordinati!

Mentre sistemavo ho riflettuto, per l'ennesima volta, sulla mia situazione lavorativa. 
Il mio desiderio principale è di ottenere il part time, ma al momento non è opportuno, inutile continuare a pensarci. Non ce la faremmo a vivere durante la maternità con lo stipendio ridotto, per cui devo accantonare l'idea a e farmene una ragione.
La seconda opzione è chiedere un trasferimento dal mio ufficio in modo da occuparmi di altro e non avere più a che fare con il mio capo che forse non ha niente che non va, semplicemente non siamo affatto compatibili. Ma anche questo è da accantonare. Una richiesta di trasferimento richiede almeno 6/8 mesi per essere gestita, a volte anche di più, e non ha senso mettersi in gioco in questo modo in questo momento. Anche considerando che mio figlio arrivi nel 2012, chiedendo ora il trasferimento, riuscirei a lavorare nel nuovo ufficio per 6/8 mesi e, comunque, sarei inserita con una mansione "precaria" visto che tutti sanno che potrei stare a casa da un momento all'altro.
No, non posso chiedere il trasferimento, l'unica strategia possibile è aspettare e cercare di rendere il più possibile positive le mie giornate lavorative.
Al mio rientro dalla maternità tutto sarà molto diverso e potrò fare le scelte opportune.

Questo deve diventare un dato di fatto perché se invece di affrontare il problema io continuo a pensare al fatto che potrei evitarlo, non farò altro che stare male o pensare strategie inattuabili che mi impediranno di comportarmi nel modo migliore.

Quindi, da domani si cambia e devo assolutamente cercare di non lamentarmi più e di vivere le mie giornate lavorative con serenità.
Quando non puoi abbattere il nemico, fattelo amico!

Oltre a questo, comunque, desidero continuare ad occuparmi della cameretta di mio figlio.
Ho iniziato il piano B!
Ecco in cosa consiste.
Mi sono fatta portare da mio padre la cassettiera che avrebbe dovuto dipingere lui, lui l'ha ristrutturata ed è arrivato fino ad una certa fase della lavorazione, da quel punto in poi vado avanti io.
In questo modo, sia lui che io riusciremo ad occuparci dei mobili del mio bimbo e saremo entrambi contenti.
Oggi l'ho dipinta dell'azzurro provenza che abbiamo scelto e, nel mentre, mio marito ha ridipinto dello stesso colore anche il letto.
Per ora ci piace, vedremo come colorare l'armadio (attualmente da mio padre che, anche in questo caso, si occuperà delle prime e importantissime fasi di recupero del mobile).
Anche l'armadio sarà poi colorato da me e anche in questo caso, avrò potuto fare qualcosa per la cameretta.

Per quanto riguarda il discorso disegni, per ora ho smesso di pensarci, quando i mobili saranno al loro posto, allora decideremo.
Visto che la cameretta è un po' sui generis con il soffitto di legno e i travi a vista mi riesce molto difficile immaginare se eseguire o meno dei disegni sui mobili, è una cameretta piccola, i mobili sono ristrutturati... mi sono resa conto che non riesco a pensare con certezza se inserire i disegni oppure no perché questo è un "dettaglio" che non sono davvero in grado di immaginare.
Tanto difficile che avevamo pure sbagliato a dipingere il lettino perché quel bianco che tanto ci piaceva, visto nella cameretta, non era davvero adatto.

Insomma, il piano B prevede una certa partecipazione nella creazione della cameretta in modo da potere occuparmi attivamente della preparazione del nido, ma prevede anche di dare il tempo alle idee di formalizzarsi al meglio osservando e "sentendo" quali potranno essere le decisioni migliori.

Nel frattempo, a noi piace molto come stanno venendo i mobili e non vediamo l'ora di vederli piazzati in cameretta!
Che emozione!

Anche la coperta sta procedendo bene, mi mancano una trentina di giri di maglia per finirla e poi dovrò nascondere i fili di giuntura e voilà! Il mio bimbo possiederà una copertina tutta per lui!

Ieri sera siamo andati a fare i baby sitter ai nostri nipotici C. di 2 anni e A. di quasi 4.
E' stato molto bello e a parte la quintalata di cacca che C. ci ha regalato subito dopo cena, per il resto è stato davvero divertente e mi è dispiaciuto che, ornasse mia sorella con suo marito, stavamo benissimo e ormai eravamo alla fiaba prima della nanna che, a questo punto, ha raccontato da solo mio marito (che i bimbi adorano).

Fare gli zii è bellissimo, anche se noi cerchiamo di essere sempre un po' "educativi", in realtà ci lasciamo molto andare perché, appunto, il nostro ruolo è quello degli zii e non quello dei genitori.

Ora sto guardando un autoscatto che ci siamo fatti, tutti attenti a guardare l'obiettivo, mio nipote C. con il cappello di mio marito in testa, eh si, è davvero bello essere zii.

giovedì 18 novembre 2010

Gli oggetti che riempiono la vita

Qui sotto la mia scrivania ho un pacco con un gioco pensato per spiegare l'adozione ai bimbi, l'avevo comprato circa due mesi fa ma è arrivato solo oggi.
Mi è arrivato anche un libro, per bambini, con tante storie sempre sull'adozione.
Nei prossimi giorni deve arrivarmi anche un altro libro, che racconta di storie di bimbi adottivi.

Oggi, ho anche preso il n. 12 di Magic English, la raccolta settimanale di dvd che insegnano ai bambini a parlare l'inglese.
A casa procedono i lavori per la coperta (quella che sto rifacendo), e direi che fra non molto sarà definitivamente completata.
All'ingresso c'è un mobile di troppo (quello del "piano B"...), che devo portare in cameretta, in garage c'è un lettino da ridipingere.

Insomma, sono attorniata da oggetti per mio figlio.
Manca solo un bimbo che li usi.
Mi sto chiedendo fino a dove arriverò... potrei addirittura comprargli una bicicletta, magliette, lenzuola, altri giocattoli, libri, colori, quadri, pigiami...

Tutto questo riempie la mia vita perchè così mi illudo che ci sia un bambino che usa tutte queste cose e la casa diventa più colorata. E poi, in qualche modo, mi pare di occuparmi già un po' di lui.

Il brutto viene quando mi accorgo che il bambino non c'è.
Quando penso che stasera porterò a casa tutte 'ste cose e nessuno le userà o le guarderà.
Quando penso che quella coperta, per ora, non coprirà proprio nessun bambino.
Quando i cassetti della cassettiera non verranno mai aperti, e quando, su quel lettino, non ci dormirà nessuno.

Non riesco ad uscire da questo pensiero. Non riesco.
Se non acquisto neanche questi oggetti è ancora peggio, non so... un giorno forse brucerò tutto, così magari almeno il fumo arriverà fino in Vietnam.

E allora riinizierò da capo.
Tanto faccio in tempo a ricomprare tutto, a ribruciarlo, e a ricomprarlo ancora.

mercoledì 17 novembre 2010

In fuga

Oggi ho dato fortait.

Questa mattina mi sono svegliata e ho iniziato a pensare a cosa avrebbe significato alzarmi ed andare a lavorare.
Mi vedevo al chiuso di quel ufficio, davanti alle email, con due o tre grane da risolvere, a parlare con i colleghi, a rispondere al telefono, ad alzarmi quelle cinquanta volte perché il mio capo mi chiama, e mi chiama, e mi chiama.
E ho pensato che, si quelle due o tre grane le avrei risolte in un determinato modo, e che con qualche collega o cliente o fornitore, avrei poi riso o scambiato battute o opinioni che avrebbero reso la giornata vivibile, come sempre.
Ho pensato che alla fine la mattinata vola sempre via velocissima, che il pomeriggio è un soffio e che questa sera poi mi sarei dedicata qualche ora di relax visto che non dovevo studiare né avevo alcun tipo di impegno.
Ma mi sono anche accorta che mi concentravo troppo su uno sgarbo di una collega, o su certe frasi del mio capo, o su come avrei dovuto approcciarmi ad una determinata persona per raggiungere il mio obiettivo.
E allora ho detto no.
Ho deciso che oggi non ce l’avrei proprio fatta e che era ora di ricaricare le pile.
Quindi ho telefonato in ufficio e ho detto che ero stata male durante la notte e che non riuscivo ad andare al lavoro.

Mi sono presa una giornata di riposo perché la mia mente non ce la faceva ad alzarsi dal letto.

Questo tipo di giornate mi capitano quando arrivo al massimo dello sforzo fisico, emotivo e intellettivo. Ciò ogni16/18 mesi, e non c’è niente da fare. Semplicemente, non riesco ad alzarmi dal letto, sento che per poter andare avanti devo fermarmi a riscoprire che la vita è anche calma e quiete e riposo.
E’ come un reset.

I benefici che giornate come queste mi danno sono incomparabili.
Subito dopo aver preso questa decisione ho iniziato a rilassarmi e il mio gatto l’ha capito immediatamente.
I gatti sono animali molto abitudinari, se vivono solo in casa (come il mio), sentono perfettamente tutti gli orari che scandiscono la giornata della famiglia.
E’ molto raro che io non mi alzi dopo che è suonata la sveglia (in genere dopo almeno mezzora), i giorni di malattia che ho fatto negli ultimi 10 anni si possono contare sulle dita di due mani, quando sto male magari ritardo un po’ l’ingresso in ufficio ma ci vado lo stesso.
Sta di fatto che stamattina, quando ha sentito che invece di alzarmi telefonavo a qualcuno, si è precipitato in camera ed è venuto vicino vicino al mio viso facendo le fusa!
Quel birbo del mio micio aveva capito!
Il mio gatto mi segue come un’ombra ma non ama farsi troppo coccolare per cui non viene mai vicino al mio viso quando sono a letto (né io vorrei che lo facesse), se ne sta in fondo ai piedi anche se, per lo più, va a dormire nella sua cesta in cucina.
Stamattina è arrivato, mi ha fatto qualche fusa e poi si è acciambellato in fondo ai piedi.
E io mi sono riaddormentata.

Mi sono svegliata dopo qualche ora, ho letto un po’ e poi mi sono alzata per fare una bella passeggiata con il mio cane (che invece dorme fuori nella sua cuccia).

Quando ha visto che ero ancora a casa e che mi mettevo le pedule per andare a passeggiare non ha capito più niente, anche lui era davvero felice!
Abbiamo passeggiato un’ora e questo era ciò di cui avevo davvero bisogno perché nell’ultimo mese ho vissuto sempre al chiuso, in ufficio o a casa, a lavorare o a studiare.
Avevo voglia di sentire il vento fresco sulla pelle, di toccare l’acqua gelida del torrente sotto casa, di annusare l’odore delle foglie bagnate, di vedere gli spazi senza barriere, di appoggiarmi agli alberi umidi, di ricordarmi che siamo esseri liberi.

E durante la passeggiata ho fatto tutte queste cose ed ho amato, come sempre, le mie montagne che sono la mia forza e la mia fonte.

Il mio cagnolino correva come un matto, si è rotolato nella cacca delle mucche, ha abbaiato alle tane delle talpe, ha mangiato erba e ha seguito tracce e odori che solo lui riconosce.

Ho poi pranzato con calma, ho lavorato a maglia, ho letto, insomma, ho fermato tutto perché ogni tanto è necessario farlo.

Ho di nuovo preso le distanze dalle pressioni della vita quotidiana e ora posso riiniziare prendendo tutto meno seriamente.

Perché non dobbiamo mai prenderci troppo sul serio. Secondo me.
.



lunedì 15 novembre 2010

HO PASSATO L'ESAMEEEEEE

HO PASSATO L'ESAMEEEEE!!!
CE L'HO FATTAAAAA!!!
SONO TROOOPPOOOOOO CONTENTAAAAA!!!

Eccomi qui giubilante, felice, allegra come una Pasqua, ho passato l'esameeeee!!!

Da dove iniziare...  innanzitutto, dal dire che sono così contenta solo da mezzora, ovvero da che sono arrivata a casa e mi sono fatta la doccia, dalle 13.00 (momento in cui mi ha dato il voto), a mezzora fa, ero nera come una capello.

E' andata così.
Ieri sera ero molto nervosa, il solito nervosismo pre esame che alla fine mi fa pure bene perché mi carica di adrenalina e ho notato che mi rende molto più lucida durante l'esame (e nel corso che ho fatto sull'intelligenza emotiva hanno spiegato che è proprio così che funziona!).
Purtroppo questa volta ero particolarmente nervosa e questa notte non ho davvero chiuso occhio. Sono andata  a dormire a mezzanotte e alle 2 ero ancora sveglia. Ero sveglia alle 4 ed ero sveglia anche alle 5.
Ma tutto questo è del tutto normale perché la tensione dell'esame mi fa questo effetto.
Diciamo però che forse, fino a mezzora fa, il fatto di essere così stanca ha enfatizzato il mio malumore.

Questa mattina alle 6.30 ho spento la sveglia prima che suonasse e quindi pronti via per andare all'università (che da casa mia, fra auto e treno, dista circa 3 ore).
Arrivo in città, veloce colazione nel solito bar (un rito...), vado a cercare l'aula dell'appello e nessuno sa dov'è.
E ceeeertoooo! Perché la prof ha scritto "aula A" ma in ateneo non esiste l'aula "A, in gergo solo nella sua facoltà di filologia (la prof con cui ho dato l'esame è in carico in un'altra facoltà e non in quella in cui sono iscritta io) una determinata saletta viene chiamata "aula A"!
Dopo avere corso per tutta l'università e aver chiesto alle presidenze di due o tre facoltà diverse, alla guardiola, a due segreterie e a circa 20 passanti qualsiasi dell'ateneo, trovo un gruppetto di persone in un corridoio e miracolosamente scopro che sono lì per il mio esame!
Colpo di fortuna! Buon segno!

La prof. arriva con mezzora di ritardo, ma lei è quella che mi aveva fatto andare fino all'università per poi dirmi che non aveva materiale aggiuntivo da darmi (dopo che tramite email mi aveva confermato di averlo...) per cui direi che sia perfettamente in linea con il suo modo di fare.
La carampana interroga con un 'altra professoressa, altrettanto carampana. Io adoro gli insegnanti anziani, sono colti, preparati, hanno un mondo da svelare e anche quando spiegano male o sono storditi, in genere li ascolto con piacere.
L'assistente (che era una professoressa e non la classica "assistente"), dopo avere interrogato i suoi ragazzi per il suo esame (anche questo di lettere ma non ricordo bene di cosa), inizia ad aiutare la mia prof.
Ho detto "dopo avere interrogato i suoi ragazzi" ma non è molto corretto perché ha interrogato due signore di circa 48 anni (e una non ha passato l'esame).
Resto sempre stupita ma sono tantissime le persone adulte che studiano all'università.
Questa volta oltre a questa due signore c'era anche un altro signore sui 45 anni (passato per primo, lui era un insegnante e doveva andare a scuola) ed io. Ma i ragazzi under 30 erano una decina per cui la media non era male.
Inoltre, questo esame era del primo anno (l'avevo lasciato indietro), quando do gli esami dell'ultimo anno spesso sono di più gli over 30 che non viceversa ma questo anche perché io frequento l'indirizzo "Arte" mentre molti ragazzi frequentano l'indirizzo "Cinema".

Riprendo il discorso. Dunque, la prof. inizia ad interrogare, dopo 4 persone tocca a me.
Mi fa una domanda su Goldoni. Parto benissimo, rispondo davvero bene e lei mi dice: molto bene!
Mi fa una domanda su Alfieri. Parto male, non mi ricordo bene quella particolare vicenda descritta nella "vita" (che sarebbe la sua autobiografia). La prof. vuole sapere come si svolge la seconda vicenda amorosa descritta nel romanzo.
Parto un po' piano, come un diesel, perché non l'avevo focalizzata benissimo (pensavo mi chiedesse delle tragedie scritte da lui, del suo pensiero, delle sue tematiche... non di raccontarle di come si è sviluppata la seconda storia d'amore da lui vissuta!).
Comunque, siccome avevo letto il libro da poco e mi ricordavo la situazione, con una sua imboccata (si svolge a Londra... lei è sposata... ), parto e vado avanti a raccontare traquilla come un pucetto perché, appunto, mi ricordavo di come erano andati i fatti.

Con lei fine dell'esame, passo all'assistente.
Mi chiede di leggere alcuni versi di Dante, li leggo, li contestualizzo, li spiego, tutto bene perché li sapevo benissimo. Mi chiede di leggere un sonetto del Petrarca. Lo leggo, lo contestualizzo, lo spiego. Anche qui tutto bne perché anche questo lo sapevo benissimo.

A questo punto la prof. ufficiale, finisce di interrogare, inizia ad interrogare un'altra ragazza e, improvvisamente, guarda l'orologio e si alza. Dice "scusate" ed esce.
L'assistente stava riflettendo su cosa chiedermi del Petrarca per cui ho visto la scena.
Dopo la mia interrogazione (bene, bene mi dice) l'assistente procede ad interrogare sia l'altra ragazza che quella dopo ancora e poi dice: "Adesso basta ragazzi, altrimenti mi confondo poi con i voti, attendiamo la professoressa".

Aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo, passa un'ora!
Ed ecco che arriva la prof. :"scusate, scusate! Dunque, diamo subito i voti di chi aspetta.". Ancora con la giacca addosso per circa 3 secondi, confabula dei voti.
Al che dice il mio nome e poi: 24!

Mi pare impossibile e chiedo meglio: "Scusi?" E lei mi guarda un po' stranita (perché mentre diceva il voto non mi aveva guardato in faccia): "24!"

Non replico, l'assistente mi scrive il voto e me ne vado, mi giro e due ragazzi (con cui ormai chiacchieravamo da un'ora e che presumevano almeno un 28), mi guardano con tanto d'occhi.

... E quindi me ne vado con il mio 24 ed ecco perché ero arrabbiata. Non me lo meritavo d'avvero! Un conto se mi avesse chiesto qualcosa che non sapevo... Ma sapevo, sapevo e l'ho dimostrato!

24 l'ho già preso in un esame, ed ero felice di averlo preso perché era il voto giusto, ma questa volta sono delusissima, non so cosa sia successo.
O ha confuso i cognomi, o è una stronza. L'assistente non conta perché era alla mercé della prof. (come sempre).
Sta di fatto che 'sto 24 non sta né in cielo né in terra perché, appunto,  un conto è se mi avesse chiesto qualcosa che non sapevo, un conto è se mi ha chiesto qualcosa che sapevo!
E' vero che mi ha dato un po' il via nella seconda domanda, ma tutto il resto era liscio come l'olio e ancora di più! Dico io, se vuoi essere severa dammi un 27, un 26, ma come è possibile un 24?
Non ho parole!

Me la sono presa...
Per qualche ora non sono davvero riuscita a gioirne. Ora va meglio e sono felice perché posso riprendere un normale ritmo di vita, senza tensione, senza pausa, senza sovraccarico di impegni.

Mi piace moltissimo studiare, diventa pesante solo nei 15 giorni di studio più intenso. Io sostengo 3 esami l'anno, per prepararli ci metto circa 2 mesi e mezzo di cui un mese molto intenso e 15 giorni intensissimi. Ma fino al nuovo anno, per ora, non ci saranno più impegni extra.
Solo la cameretta del mio bimbo, ho già predisposto tutto per il "piano B" di cui parlerò nei prossimi giorni!

Grazie amiche per essermi state vicine!

venerdì 12 novembre 2010

A ridosso dell'esame

Alla fin fine il tempo passa e questa mattina mi sono svegliata con l'immagine di me dentro ad un'auto che vedo sfilare via la mia vita. Come quando si è in autostrada, si vede qualcosa di interessante e si cerca di inseguirlo con lo sguardo ma l'auto avanza e ci ritroviamo con la testa girata ma quel qualcosa è giù passato, non si vede più.
 
E nella vita è così,  ci passa tutto accanto proprio come quando guardiamo fuori dal finestrino dell'auto, e anche se certi momenti vorremmo viverli più a lungo al limite ciò che capita è che chi guida rallenta un po', che metaforicamente è come quando ci liberiamo da tanti impegni e cerchiamo di correre un po' di meno e di goderci di più certi momenti della nostra vita.
Ma è una pausa relativa, perché la macchina, in realtà, non si è mai fermata. Avanza, e avanza, e avanza...
 
Ho pensato a questo perché, ormai, anche se quasi non ci credo, sono arrivata a due giorni dall'esame.
Il mio mantra interiore, in quasi tutti i momenti, è: devopassarel'esame, devopassarel'esame, devopassarel'esame, e quando mi mancano due giorni all'esame anche il pensiero di mio figlio si offusca un po' perché diventa imperativo l'impegno di sostenere positivamente l'esame.
 
A volte immagino che mi chiamino per dirmi che è arrivato il mio abbinamento (che per chi non se ne intende di adozione, è il momento che sogno praticamente ogni giorni, si tratta di quando si riceve la fatidica chiamata in cui ci dicono che c'è un bimbo per noi e possiamo andare a vederne la fotografia. La  mia amica Simona, che ha ricevuto la chiamata ieri e per la quale non smetto di gioire,  spiega bene questo momento  nel suo blog:http://simoandre.blogspot.com/2010/11/la-telefonata-tanto-attesa-finalmente-e.html), dicevo... a volte immagino che mi chiamino per l'abbinamento a ridosso di un esame inducendomi a spiegare che vorrei tardare ad andare a vedere la fotografia, giusto il tempo di sostenere l'esame...
 
Pazzesco! Immagino questa assurda coincidenza e cerco di pensare a come spiegherei che vorrei rimandare il momento più importante della mia vita per poter sostenere un esame!
Allora poi mi dico che non potrei mai tardare quel momento, e quindi penso che no, che lascerei perdere l'esame e che andrei a vedere subito la foto... e quindi riinizio a pensare che siccome sono anni che aspetto forse potrei ritardare ancora qualche ora per poter sostenere l'esame... e così via.
 
Insomma, mille elocubrazioni perché dare un esame, per me, è un momento importante e i giorni a ridosso dell'esame sono gli unici in cui riesco davvero a staccare la spina dal pensiero di mio figlio.
 
Oggi al lavoro è stata una giornata impegnativa e solo verso sera mi sono ricordata di andare a vedere gli orari del treno per poter raggiungere l'università.
Mi è venuta una paura pazzesca, un assaggio della paura che vivrò lunedi mattina quando mi alzerò, quando sarò sul treno, quando vedrò arrivare la professoressa...
 
Questa settimana ho di nuovo avuto male agli occhi e per una sera non ho potuto studiare autonomamente. Mio marito, preso da misericordia, si è messo lì con calma a leggere un po' dell'Alfieri e questo mi ha molto tranquillizzato perché mi calma sempre studiare o ripassare con lui.
 
Al momento ho paura e continuo a domandarmi: Hai studiato? Risposta: si. Hai fatto tutto il possibile? Risposta: si. Ti senti preparata? Risposta: no!
 
Mi rendo conto che questo post sia assurdo, scritto male e inconsistente, ciò nonostante lo pubblicherò perché è come mi sento io in questo momento.
 
E vorrei anche aggiungere che sono disposta a supplicare in ginocchio la professoressa per un 18 perché l'unica cosa che voglio è passare l'esame e riposarmi fino a Natale. Se non passerò l'esame, comunque, mi riposerò lo stesso solo che sarò distrutta dal dolore e faticherò tantissimo a riprendermi. In pratica, non potrei mai sopportare di non riuscire a passarlo e non me ne farei mai e poi mai una ragione. Anche se mi dovesse chiedere qualcosa che non so.

martedì 9 novembre 2010

NO! NON CI STO!

Ormai ci siamo assuefatti a qualsiasi notizia, siamo diventi dei lobotomizzati per cui "vale tutto".

Riusciamo a votare gente che dice cose del tipo: "Meglio preferire le belle ragazze che essere gay", oppure gente che dice pubblicamente "Io ce l'ho duro" o "Sono Porci Questi Romani", oppure facciamo le gite nei luoghi in cui è stata assassinata una ragazza, oppure amiamo sentirci sicuri allontanando navi piene di clandestini, oppure ci sentiamo dire, dal Ministro del Welfare, che si daranno aiuti solo alle famiglie che procreano naturalmente i figli, e questo detto a noi che siamo il secondo paese al mondo come numero di bambini adottati, e sentiamo dire questo dallo stesso ministro deciso a tenere in vita un cadavere che giace logorato da 30 anni in un letto di ospedale.

Ma ci abituiamo anche alle scuole in cui i simboli dei partiti politici diventano simboli "celtici" di cui desideriamo attorniarci, oppure ad una classe politica che necessita di leggi ad hoc per non doversi occupare di processi penali che, essendo troppi, costringerebbero a rallentare l'attività di governo.

Ci abituiamo a non avere il sostegno nelle scuole e ad avere quindi bimbi con difficoltà senza insegnante di sostegno, ci abituiamo a orari scolastici con giorni in cui i nostri figli e nipoti sono "a spasso" già alle 12.30, ci abituiamo ai precari, agli extracomunitari in cima alle gru, agli stessi extra comunitari sfruttati e picchiati da agricoltori ignoranti, alle classi con i tetti per i figli degli extra comunitari che poi saranno coloro che un giorno ci pagheranno la pensione e ci sistemeranno il letto nella casa di riposo.

Ci abituiamo a pensioni da 550 euro a persone che hanno lavorato tutta la vita, ci abituiamo ai rifiuti a Napoli, alle corna nelle fotografie istituzionali, ai cavalli persiani e alle donne pagate per andare ai convegni, ci abituiamo alle escort, ai "servizi dall'estero" dei TG che informano sulle "mode inglesi per rispondere agli sms", alle informazioni pilotate in cui si da spazio a delitti famigliari deplorevoli per giorni e giorni e giorni per poter così evitare ogni notizia davvero importante.

Ci abituiamo a tutto.

O quasi.

Perchè in mezzo a tutto questo io non posso accettare che siamo riusciti a fare crollare un edificio della città storica di Pompei.

Questo no.

Questo non lo riesco ad accettare.
Questo mi strazia il cuore perché quel luogo è un miracolo della terra, è un dono di un mondo sommerso, è un vivere quotidiano che è sopravvissuto nei secoli.
E' storia ed è arte, è un sogno ed è realtà, è un patrimonio che noi dovevamo custodire e che non appartiene solo a noi ma appartiene a tutto il mondo.
E' un luogo che voglio rivedere con mio marito e mio figlio, è uno di quei posti da cui esci pensando che è bello che sei vivo se puoi vivere certe emozioni.

E noi siamo riusciti a farne crollare un edificio.
Incredibile.
Quante "case dei gladiatori" esistono ancora nel mondo?
Nessuna.
Ce n'era una sola, a Pompei.
Un miraggio reale, un luogo di culto e sogno.
E l'abbiamo lasciata distruggere dall'acqua.
E questo non è che incuria e disinteresse in un paese in cui il Ministro dei Beni Culturali afferma di non dovere andare a chiedere soldi al Ministro dell'Economia. Ma se non ci va lui chi ci deve andare?

In un paese in cui lo stesso Ministro ha la faccia tosta di dire: Se fosse colpa mia mi dimetterei.
Ma di chi è la colpa? Chi è a capo del Ministero dei Beni Culturali qui in Italia? Io?
In un paese in cui il Ministro per la Pubblica Amministrazione definisce "fannulloni" chi si occupa di cultura.
In un paese in cui non vengono più finanziati film, si tagliano gli stipendi a chi si occupa di Teatro e in cui milioni e milioni di turisti, ogni anno, lasciano il loro obolo perchè, in qualche modo, manteniamo ciò che i nostri avi hanno lasciato a tutta l'umanità.
Non ho parole, sono veramente affranta.

Sono delusa da questo governo di merda composto da maggioranza e opposizione insieme.
A me non frega niente di destra o sinistra, mi fanno tutti schifo e pena nello stesso modo.

E' una generazione di delinquenti, di ladri, di bugiardi, di schifosi egoisti che l'Italia erano centinaia d'anni che non vedeva una cosa così a parte quel farabutto assassino di Mussolini.

Io vorrei un'Italia dignitosa, composta da persone che hanno una qualità che pare non esista più.
Si chiama Senso Etico e Civile.

E adesso scrivo a quegli stronzi del Ministero dei Beni Culturali per dire loro che fanno schifo.
E mi firmo, con nome e cognome, ovviamente.

lunedì 8 novembre 2010

Cameretta

Eh si...
Ho studiato.
Ho studiato sabato ma soprattutto domenica.
Come da programma, ho ripassato Goldoni e ho anche proceduto nella lettura della Vita di Vittorio Alfieri che devo finire assolutamente.
Questa settimana dovrò ripassare tutto l'Alfieri e sabato e domenica, con calma, semplicemente ripassare i canti della Divina Commedia e i sonetti del Canzoniere.

Ho scoperto che mi manca una dispensa.
Oltre ad una serie di libri dovevo recuperare anche due dispense, e una delle due me la sono volata. Credo fosse quella a cui accennava la professoressa quando sono andata ad incontrarla, la dispensa "difficile da trovare"...
Sta di fatto che ora non posso certamente torturarmi per questa mancanza, ciò che posso fare è esclusivamente cercare di studiare al meglio tutto il resto.

E così ho studiato.
Ma sabato mattina no perché siamo ritornati dal rigattiere per prendere un ultimo armadio per la cameretta del nostro bimbo.
Attualmente, quindi, la cameretta è composta da: un letto, una cassettiera e un armadio.
Abbiamo cercato tutti mobili molto semplici, senza alcun decoro.
A forza di cercare, siamo riusciti a trovare la cassettiera e l'armadio che facevano parte della stessa camera, assolutamente perfetta, senza neanche un intarsio e fatta di legno vero, non lamellato o rivestito o truciolato, lego vero, di quello degli alberi, molto resistente.

All'interno di un cassetto c'era un santino con scritto: Santa Pasqua 1964.
Ma il mobile è sicuramente più antico, credo di inizio secolo, visto che ha la stessa vernice del mobile di mia nonna, che era del primo ventennio del '900, e anche i pannelli laterali sono dello stesso materiale.
I cassetti, il sopra e il sotto, invece, sono di un legno molto più resistente, potrebbe essere castagno o rovere o noce.
Comunque sia, come mobili sono molto pesanti.
Nell'armadio è presente un doppio fondo, mi hanno spiegato che serviva per mettere i documenti o i soldi da nascondere.

A questo punto manca solo il baule ma certo non sarà difficile trovarlo, ne abbiamo già visti molti.

Tornati a casa abbiamo preso il letto, che mio marito aveva già tutto restrutturato e nel quale mancava solo il dipinto che avrei dovuto fare io, e l'abbiamo portato in cameretta.
E' stato emozionante perché per la prima volta, in quella stanzetta, c'era un letto...

Sta di fatto che l'emozione è durata poco perchè ci siamo resi conto immediatamente che il colore non andava bene.
Fin dall'inizio ero molto incerta ma ora, anche mio marito che invece era convinto, si è reso conto che non andava bene.
Il letto bianco con il leggero riflesso azzurro/rosa, era qualcosa di troppo insipido per una cameretta di una casa di montagna in cui il soffitto è in legno e in cui sono ben evidenti le travi di legno del soppalco.

Quindi ci ho pensato per tutto il fine settimana, compreso e soprattutto durante il sabato notte.
Alla fine sono giunta alla conclusione che il colore giusto, per quel letto che è di legno antico, è molto simile al colore di questo mobile deve essere un color pastello dal gusto provenzale.
Qualcosa di simile al colore di questo mobile:

Sarà opaco.
Coloreremo di azzurro opaco anche la cassettiera mentre l'armadio sarà giallo, sempre un giallo provenzale.

E poi c'è il discorso: dipinti sui mobili.
Riflettendoci moltissimo, abbiamo pensato di non dipingerli!

Sono troppo belli così.
Ogni eventuale dipinto ci da l'impressione che li possa rovinare...
E poi alla fine non quadriamo con nessun personaggio perché ci siamo messi a pensare anche al Topolino maghetto di Fantasia... Guardando il film un po' ci si spaventa di 'sto pasticcione.
Insomma, non ne va bene una!

Alla fine abbiamo deciso che metteremo gli stickers alle pareti e bon. Metteremo gli stickers di Leostichers: http://www.leostickers.com/

Forse.
Ormai non do più niente di scontato.
Non ho mai cambiato idea così tante volte come per questa cameretta!

Diciamo che ho tempo per farlo. E chissà quante cose cambierò ancora prima che arriverà, ma daltronde il discorso cameretta serve anche per questo, per cercare di tirare un po' avanti in questo lungo percorso.

L'unico aspetto negativo è che mio padre si è impossessato di tutti i mobili (eccetto il letto ma è stata dura perché voleva anche quello!). Avrebbe dovuto restrutturare solo la cassettiera ma si è portato a casa anche l'armadio e mi ha già detto: ma si, se ho tempo lo metto a posto io...
Ha 75 anni, la sua più grande passione è l'orto che in inverno non lo occupa molto, e quindi, "se ha tempo" è una considerazione retorica... certo che ha tempo!

L'ho visto molto entusiasta, si è anche comprato una levigatrice nuova!
Non posso certo togliergli questo divertimento (lui è bravissimo in questa attività).
E così gli ho detto di farlo solo se se la sentiva, ma anche questa è retorica, e lui lo sa...

Quindi alla fine mi sono trovata senza niente da fare.

Questo non va bene, qualcosa devo fare per evitare di sbattere la testa contro il muro, e poi avevo sempre sognato di dipingere per il mio bimbo...

Si vedrà. Come sempre.

giovedì 4 novembre 2010

Stringere i denti

Stringi i denti! Stringi i denti! Stringi i denti!
Quando arrivo a questa fase di preparazione di un esame universitario, non c'è altro che posso dirmi tranne: stringi i denti.
Il trascorrere dei giorni, che è già sempre qualcosa a cui anelo essendo l'unico aspetto che forse potrebbe avvicinarmi a mio figlio, in questi giorni è ancora più desiderato in quanto più velocemente passano i giorni, e più velocemente termina questa tortura dello studio.

In questo momento, a 11 giorni dall'esame, non c'è più nessun interesse né passione che tengano. In questo momento sto studiando perché mi sono ficcata in 'sta grana dell'università e in qualche modo devo riuscire a dare degli esami.

Adesso non mi frega più niente che grazie a questa mia folle scelta abbia potuto dedicarmi per giorni a Dante, Petrarca, a Goldoni, e che in realtà mi ci sono immersa fino ad uscirne intrisa dalla loro anima e ancora di più, che ho potuto fluttuare in mezzo a certe liriche o divertirmi per certe frasi di Goldoni e ancora, anche per Alfieri che è il quarto autore che devo preparare, che ho potuto nuotare fra le sue parole perché si, è vero, era un presuntuoso pieno di sé ma alla fine la sua biografia è davvero bella, e c'è poco da fare, è semplicemente bella, come direbbe Petrarca, e mi pare di viverla con lui quella vita di 200 anni fa.

E poi non mi frega più che, guarda caso, siano 4 autori in epoche diverse ma scelti appositamente per un discorso relativo alle opere autobiografiche (argomento che ritenevo molto interessante).

In questo momento, ciò che mi fa andare avanti si chiama PAURA.
E si chiama anche ORGOGLIO.
Paura di non passare l'esame e Orgoglio di doverlo passare e non guardare in faccia quella donna fuori dal tempo che sarebbe la professoressa e non sapere cosa dirle.

E così non ho alternative. Ogni momento è dedicato solo a studiare e questa volta, visto che davvero in questi ultimi mesi non sono in forma, mi dedico almeno i dopo cena allo svago ma studio in pausa pranzo, studio alla sera prima di cena e si cena tardi, tardissimo, con me che ho gli occhi gonfi e che guardo mio marito ripassando, a memoria, di quanti libri doveva essere composto il Convivio di Dante, anziché il Secretum di Petrarca.

Quando arrivo a questo punto non ne ho quasi più. In genere arrivo al giorno dell'esame che ho la febbre. Ci sono stati esami in cui mi sono volata uno o due punti del voto perché stavo troppo male, con la febbre a 39 e, anche se l'adrenalina fa miracoli, con malesseri terribili che mi impedivano anche di parlare.

Da raffreddori esagerati, a febbri altissime, a male al dente, alla pancia, agli occhi.
Ogni volta che ho un esame arrivo a quella data che sto male, malissimo.

In genere il giorno dell'esame mi trascino all'università con dolori forti in qualche parte del corpo che non sono il frutto della paura (che invece mi da un'energia straordinaria), ma della reazione del mio corpo allo stress cui lo sottopongo.

E non riesco a fare diversamente perché passo l'esame solo se studio e siccome lavoro tutto il giorno, e siccome vivo in una casa con un marito, e siccome ho due galline, un gatto e un cane, un innumerevole numero di piante, e parenti, amici e tutta una vita piena di passioni, alla fine preparare l'esame è complesso, difficile, molto molto impegnativo.

E quindi stringo i denti.

Stasera finirò il ripasso di Petrarca.
Domani finalmente farò l'intera pausa pranzo mangiando e non studiando e alla sera andrò a fare la spesa. Al venerdi in genere mi fermo per ricaricarmi in vista del fine settimana.
Ma credo che dopo la spesa e prima di cena almeno per una mezzora andrò avanti con la Vita di Alfieri e anche prima di addormentarmi.
E poi via con il ripasso di Goldoni e Alfieri che devo concludere per venerdi prossimo.
Sabato e Domenica prossimi saranno dedicati all'ultimissimo ripasso.
Ecco qui, ho scritto tutto.

E se va come deve mi troverò in un batter di ciglia al 15 novembre e magari, almeno in alcuni momenti, riuscirò a pensare di meno a mio figlio in giro per il mondo che mi aspetta.